Alpinisti messicani sulle Tre Cime, ma sbagliano scarpe e si incrodano sulla cengia

Le Tre Cime di Lavaredo dal versante altoatesino
AURONZO - Incrodati sulla cengia della Grande di Lavaredo in scarpe da ginnastica: l’allarme alla squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza era arrivato domenica...

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AURONZO - Incrodati sulla cengia della Grande di Lavaredo in scarpe da ginnastica: l’allarme alla squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza era arrivato domenica verso le 21. Impossibile l’intervento dell’elicottero “Falco” a causa della nebbia che in quel momento aveva chiuso la visibilità, impedendo un intervento dall’alto. I finanzieri, tre uomini guidati dal maresciallo Cristiano Romanin, partiti dalla stazione di Auronzo, hanno raggiunto la base della parete, ma intanto un’altra cordata che stava scendendo aveva aiutato i quattro a scendere fino ai ghiaioni. L’intervento si è concluso verso l’1 di notte. 


L’ERRORE
Ma come erano arrivati i quattro in scarpe da ginnastica fino a metà della Grande? Il gruppetto di rocciatori, comunque abituato all’ambiente alpino e non alle prime armi, aveva risalito nel pomeriggio lo Spigolo Dibona della stessa cima Grande, una classica molto frequentata, non particolarmente appagante dal punto di vista tecnico perchè su roccia uniforme, ma con un’abbondante chiodatura, con molten soste. È comunque impegnativa perchè richiede buon allenamento e resistenza. Per salirla i messicani avevano indossato scarpette da arrampicata, leggere e rigide nella parte anteriore, studiate esattamente per consentire alla parte anteriore del piede di sfruttare anche le minime irregolarità della roccia. Queste scarpette però non hanno suola spessa nella parte posteriore, in pratica sono ottime per la salita e anche per la discesa, purchè su parete verticale. 


IL CAMBIO


Infatti, giunti in vetta, i quattro se le erano tolte e dagli zaini avevano estratto normali scarpe da ginnastica, visto che intendevano scendere non più per lo Spigolo appena salito, ma per la normale, con tratti in cengia che le scarpe da ginnastica non consentono di percorrere, almeno non per tratti così prolungati. Servono pedule con suola rigida e solcata in grado di garantire presa sul ghiaino e protezione dagli spuntoni. Così, arrivati a metà della discesa, non sono più stati in grado di proseguire, troppo il rischio di scivolare e insopportabile la fatica di attutire con una suola leggera le asperità della roccia. Solo con l’aiuto di un’altra cordata in discesa e della squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza, cui si era affiancata anche una squadra del Soccorso alpino di Auronzo, i quattro hanno raggiunto sani e salvi, ma stremati la base della parete. Resta l’interrogativo su come mai alpinisti esperti in grado di salire lo Spigolo Dibona, non abbiano poi saputo attrezzarsi adeguatamente per la discesa mettendo in pericolo la loro stessa incolumità. Non è escluso che il loro errore di valutazione sia legato a quanto riportato nella guida messicana consultata prima di salire: corretta l’indicazione per l’ascesa, assolutamente inopportuna quella per la discesa che richiede pedule chiamate in gergo “da avvicinamento”.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino