Addio all'alpino centenario Taio reduce dalla Russia: sognava le adunate

Addio all'alpino centenario Taio reduce dalla Russia: sognava le adunate
FONTANAFREDDA - Oggi, mercoledì 15 settembre, il centenario Ottavio Pes detto "Taio" è andato avanti, come dicono gli alpini e come avrebbe...

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FONTANAFREDDA - Oggi, mercoledì 15 settembre, il centenario Ottavio Pes detto "Taio" è andato avanti, come dicono gli alpini e come avrebbe voluto lui stesso venisse annunciata la sua scomparsa. Reduce della campagna di Russia, Alpino della Divisione Julia, 8 Reggimento, Battaglione Tolmezzo, Ottavio Pes il 23 marzo aveva compiuto 100 anni. Un traguardo che aspettava di festeggiare con tanti amici e guardava avanti ai longevi traguardi della mamma Vittoria Burigana, con i suoi 105 anni, e dei suoi fratelli.

Una complicazione respiratoria ha posto fine alle sue speranze. Con lui se ne va l’ultimo reduce di Russia del Comune e una guida per tutti gli alpini, non solo del Gruppo di Vigonovo di Fontanafredda, cui apparteneva. La Russia è stata per l'alpino Ottavio Pes un’esperienza indimenticabile, che lo ha segnato e che ha portato con sé per tutta la vita. Per le traversie, il freddo, i troppi morti. A marzo ci aveva confidato di sentirsi un fortunato perché era sempre riuscito a cavarsela da molte disavventure. La fortuna – ricordava – di essere imbarcato sulla nave Crispi per il rientro dalla campagna di Grecia mentre la Galilea fu invece affondata. La fortuna di essere riuscito a rientrare a Rimin.

SOGNANDO LE ADUNATE

Per questo da due anni aspettava con bramosia l’adunata degli alpini a Rimini. «Dopo 500 chilometri a piedi, mi ricoverarono all’ospedale militare di Rimini ecco perché vorrei tanto partecipare a questa adunata, vorrei davvero rivedere oggi quella città». L’adunata degli alpini a Rimini e San Marino, la 93esima, avrebbe dovuto tenersi nel 2020, spostata a causa della pandemia a quest’anno, in autunno, cosa che già lo preoccupava, e infine al 2022. E sarà un’adunata triste perché sinora Taio come era chiamato, aveva sempre partecipato a tutte le adunate. E guardava già a quella di Udine: «Non posso mancare. Per me significa chiudere il cerchio di quella bruttissima esperienza» da cui riuscì a sopravvivere grazie ai molti amici cui è sempre stato grato a cominciare da Nani Giovanni Cimolai. che fece di tutto per riportare a casa il suo compaesano, «portandomi di peso per lunghi e lunghi tratti. Se non ci fosse stato lui, non sarei qui».

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Il Gazzettino