Fuga delle banche dall'Alpago: dopo Intesa anche Unicredit chiude due filiali

La sede Unicredit di Puos
ALPAGO - Le banche scappano dall’Alpago. E non solo, purtroppo. Dopo la recente chiusura dello sportello nella zona industriale di Paludi da parte di Intesa San Paolo,...

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ALPAGO - Le banche scappano dall’Alpago. E non solo, purtroppo. Dopo la recente chiusura dello sportello nella zona industriale di Paludi da parte di Intesa San Paolo, tocca ad Unicredit mettere a segno una pesante doppietta lasciando Tambre, come già denunciato nei giorni scorsi dal sindaco Oscar Facchin, e ora anche la sede di piazza Papa Luciani a Puos. Un trend ormai inarrestabile che ha lasciato la parte alta dell’Alpago, dal Tambre a Chies, praticamente sguarnita, e la parte bassa in balia di due soli sedi: Intesa di Puos e Unicredit di Farra.


Alla raffica di riduzioni, che mettono in seria difficoltà i cittadini che non hanno possibilità di spostarsi, fa però da contraltare Cortinabanca che, recentemente, ha aperto una sede proprio alla periferia di Puos. Ma non basta per controbilanciare il danno di servizi creato alla comunità alpagota che tra l’altro conta una delle più grandi zone industriali della provincia, oltre ad essere terra turistica.


«Ho avuto notizia di questa chiusura - spiega il neo eletto sindaco di Alpago, Alberto Peterle -, non abbiamo ancora una comunicazione ufficiale, ma questa sembra essere ormai la strada tracciata nell’ambito di ragioni organizzative interne agli istituti di credito. Detto questo, ritengo che questo continuo impoverimento di un servizio così importante non possa passare sotto silenzio. Farò tutto il possibile, per quanto è in mio potere, per evitare questa nuova chiusura, anche se temo che non ascolteranno certo le ragioni di un amministratore. Dobbiamo sicuramente pensare a strategie diverse».


Una delle strade che l’amministrazione sta valutando è quella di ricorrere a bancomat gestiti da privati, ma i costi di gestione rischiano di pesare troppo sulle casse comunali.
«Ci siamo interessati per aprire un punto prelievo a Pieve - prosegue Peterle - ma ci hanno presentato un conto di 650 euro al mese più Iva, come dire circa 10mila euro l’anno».


Il pensiero di Peterle, oltre ai privati, va anche alle imprese che hanno necessità di disporre di sportelli e cassa continua. Alzare la voce con le grandi banche, probabilmente, non servirà granché. Lo stesso sindaco di Tambre, Facchin, sta cercando in tutti i modi di mettere un freno a questa fuga che sembra non avere fine. Prima di lui ci aveva provato l’ex sindaco di Alpago, Umberto Soccal, con Intesa, ma senza successo. «Forse bisogna incominciare a capire quali istituti danno più valore al territorio - conclude Peterle - e orientarsi diversamente». Un messaggio chiaro, ovvero scegliere chi resta e continua a dare un servizio, limando al massimo il trasloco nel digitale. Sono lontani i tempi in cui solo a Puos c’erano tre banche, a Farra due, altrettante nella zona industriale e pure uno sportello a Pieve.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino