ROCCA PIETORE (BELLUNO) - Natale fuori casa per Angelo Treve e la sua famiglia. A quasi due mesi dal disastro sono ancora sfollati. Inagibili non solo i locali da loro abitati ma...
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Tutto ha inizio quell’ormai noto lunedì 29 ottobre quando l’alluvione incombente, alla quale si è unito il vento di un uragano, ha fatto tracimare il torrente che scende a lato del paese del Santuario mariano. Ma non per qualche minuto: ore di “inondazione” di acqua e fango che ha letteralmente invaso i locali sotterranei dell’albergo nonché il piano terra caratterizzato da hall, bar, ristorante, cucina e sala. La furia del maltempo ha guastato, in maniera irreparabile, due caldaie nonché lavatrici e asciugatoio. E ha mandato completamente fuori uso gli impianti idrici ed elettrico. Per non parlare del mobilio di quello che un tempo era il salotto buono del locale, dove accogliere gli ospiti: praticamente tutto da buttare. «Quelle stanze - spiega Treve - erano anche casa nostra, dove trascorrevamo i momenti di tranquillità ma anche dove cucinavamo e mangiavamo. Le camere, invece, sono ai piani superiori, assieme alle 27 aperte al pubblico». Inevitabile l’impossibilità di viverci ancora e la necessità, quindi, di un’alternativa. «Fortunatamente la nostra amica di famiglia Mila Sorarù ci ha dato una mano preziosa - afferma - mettendoci a disposizione un appartamento di sua proprietà nel vicino paese di Sorarù».
LA FAMIGLIA
Angelo Treve al Sasso Bianco viveva con la moglie Milli e con i figlioletti Elia e Sebastian, di 7 e 3 anni. Ma ora, ufficialmente, sono sfollati. E hanno pure perso il lavoro, così come il fratello di lui. Tra cucina, bar e sala c’era da fare per tutti, anche perché il locale tra Alleghe e Caprile è uno dei pochi della vallata a restare aperto quasi tutto l’anno. «Ora invece - afferma Treve - io ho trovato occupazione ad Arabba in una società di impianti di risalita, mio fratello la stessa cosa ma a Falcade e mia moglie a Caprile in un panificio. In quell’albergo ci sono nato e cresciuto, sempre accanto ai nonni e a mia mamma Eugenia. E poi, a 19 anni, ho iniziato a lavorarci. Là dentro c’è una parte importantissima della mia vita che ora, di punto in bianco, mi è stata tolta. A volte, se mi fermo a pensarci, mi viene da piangere. Ma poi cerco subito di reagire e vado avanti. Onestamente, però, non so se riuscirò mai a riaprirlo: avevo già sottoscritto dei mutui per far fronte a dei lavori di ristrutturazione, come ad esempio la realizzazione dell’ascensore. Ora a questi dovrei aggiungerne di altri. Non penso di potercela fare. Sono molto preoccupato». Fortunatamente i bambini sono sereni anche se il più grande, Elia, ha raccontato alla maestra che il fango era andato a trovarlo a casa e che sperava non lo facesse più.
I RIMBORSI
«Per ottenere dei rimborsi - sottolinea Treve - mi viene detto di presentare fatture. Ma per avere delle fatture in mano bisogna prima avere dei soldi per pagare i lavori eseguiti. Di contributi pubblici al momento non ne ho visti ma per qualsiasi cifra dovesse arrivare ringrazio già da ora».
LA BEFFA
Oltre il danno, verrebbe da dire, pure la beffa. Che ha un sapore veramente amaro. «La settimana scorsa - racconta Treve - abbiamo scoperto che dei ladri si erano introdotti nei locali e in particolar modo nella nostra camera. Qui ci hanno rubato due orologi, una collana d’oro e una spilla di mia mamma a cui ero molto legato. Ancora, è sparita varia attrezzatura usata per pulire. Sinceramente, a questo punto, non ho proprio parole».
Raffaella Gabriel Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino