SANTA GIUSTINA - Il sogno di fare l’allevatore che aveva coltivato fin da bambino si è infranto di fronte all’impossibilità di vedersi assegnati dei...
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IL SABOTAGGIO
Era la sera di martedì quando i carabinieri di Sedico sono stati chiamati in località Maserot in un’area demaniale dove alcune pecore e capre, mentre stavano pascolano su un terreno demaniale, improvvisamente erano morte. Sul posto anche il veterinario dell’Usl, in reperibilità per il Distretto di Feltre. I capi deceduti sono stati 7, tutte capre e una pecora, per 2 animali i soccorsi dell’allevatore invece sono stati provvidenziali e si sono salvati. I capi di bestiame avrebbero mangiato sale chimico, che viene usato come concime per i campi di granturco, ma che inspiegabilmente era in un prato di proprietà del Demanio. Un gesto quasi sicuramente doloso, secondo il proprietario, tanto che la madre Roberta Cecchet ha subito chiamato i carabinieri. «Non abbiamo avuto mai battibecchi con nessuno - spiegano - ma è strano che quel tipo di sale definito urea si trovasse lì».
LE INDAGINI
Sul caso indagano i carabinieri di Sedico e l’Usl che ieri in una nota spiegava: «Giunto sul posto, alla presenza dei Carabinieri, il veterinario ha constatato la morte di 7 ovini ed altri 2 capi con sintomatologia riferibile ad un probabile intossicazione acuta, successivamente guarite. Questa mattina (ieri ndr) sono stati eseguiti, da parte di personale dell’istituto Zooprofilattico della Sezione di Belluno, gli esami autoptici sulle carcasse con relativi campionamenti di sangue ed organi ed anche prelievi della sostanza ritenuta responsabile dell’intossicazione degli animali». Solo nei prossimi giorni quindi si saprà qualcosa di più.
I DANNI
Il danno non ammonta solo ai 7 capi persi, che comunque in denaro sfiora i 1500 euro. Ma è molto più grave: la comunità perde un giovane che si era impegnato dando tutto se stesso per l’allevamento, suo sogno fin da bambino. Tutto perché, a quanto pare, per lui non ci sono pascoli nel Bellunese. «In questo momento - spiega Fantinel - ho messo le mie pecore in un terreno di proprietà di una persona che mi ha concesso il pascolo. Ma pensare che c’è Malga Campon a Fonzaso ancora chiusa e vuota non capisco perché non si possano trovare soluzioni anche per me».
LA STORIA
Fantinel aveva rinunciato a un posto fisso, era dipendente in una ortofrutta, per diventare allevatore. «Eravamo in tre all’inizio di questa avventura- racconta -. Uno alla volta ci hanno rinunciato: ero rimasto solo io, ma mi arrendo. È impossibile lottare contro i mulini a vento». Non si era fatto spaventare insomma dalle levatacce all’alba o il lavoro duro che non è mai finito. «Sono andato contro tutti fino all’ultimo, ma ora basta», dice dopo l’episodio del sale. È stato costretto, non avendo un pascolo, a portare le sue 400 pecore nelle aree demaniali di transito sul Piave passando da Santa Giustina a Sedico e viceversa. E dando probabilmente fastidio a qualcuno. «Era partito entusiasta - dice la madre - gli avevano promesso una malga, ha tentato di partecipare a vari bandi in tutti i modi, ma per lui non c’era mai posto. Questi giovani andrebbero premiati per il lavoro che fanno, pagati, e invece vengono scoraggiati così. Ora venderà le sue pecore». Se si trovasse una malga cambierebbe idea? «Penso di sì, a lui basta il ricovero per gli animali, lui dormirebbe con loro dalla passione che ha per questo lavoro», conclude la mamma. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino