Allarme clima sul Friuli Venezia Giulia: «Se continua così chiuderanno tutte le stazioni sciistiche da Piancavallo a Sappada»

È quanto evidenziato dallo speciale Rapporto «Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia», un’iniziativa del network Italy For Climate

Piancavallo
UDINE - In Friuli Venezia Giulia, secondo il Piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, se le temperature continueranno ad aumentare, nessuna delle stazioni...

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UDINE - In Friuli Venezia Giulia, secondo il Piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, se le temperature continueranno ad aumentare, nessuna delle stazioni sciistiche avrebbe una copertura nevosa naturale sufficiente a garantire la stagione e il Trentino ne perderebbe un terzo. È quanto mette a fuoco lo speciale Rapporto «Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia», un’iniziativa del network Italy For Climate (IFC) per lo sviluppo sostenibile in partnership con Enea, Ispra ed Rse che è stata presentata ieri a Roma. Con un aumento di 4°C, continua il Rapporto, solo il 18% di tutte le stazioni sciistiche operanti nel complesso dell’arco alpino italiano avrebbe una copertura naturale idonea a garantire la stagione invernale. Una condizione che si accompagna a un progressivo ritiro dei ghiacciai alpini, che in vent’anni hanno perso in media 25 metri di spessore, oltre 50 miliardi metri cubi di ghiaccio. Ad aggiornare lo stato delle precipitazioni nevose sono le rilevazioni di Clima Foundation citate ancora nel Rapporto e riferite all’inverno 2023: le temperature miti e le scarse precipitazioni hanno portato a un deficit di neve in Italia del -64 per cento. A guidare l’intero lavoro promosso dalla Fondazione è la convinzione che «il nostro rapporto con l’acqua diventa sempre più complesso, alternando momenti di scarsità estrema a altri in cui di acqua ne precipita troppa e tutta insieme».


ADDIO SCI
Le previsioni che riguardano le sorti delle stazioni sciistiche sono analizzate con attenzione in una regione come il Friuli Venezia Giulia che ne conta ben sei: Piancavallo, Sappada, Ravascletto-Zoncolan, Forni di Sopra, Tarvisio e Sella Nevea. È la Regione Fvg a gestire, attraverso Promoturismo Fvg, gli impianti di risalita e il demanio sciabile, ma si sa che il calo di neve non è una sola questione di impianti. A essere interessata dal fenomeno è l’intera economia invernale della montagna. L’allerta contenuta nel Rapporto non mette però in ansia coloro che in montagna vivono anche delle attività legate alla stagionalità turistica. Come l’imprenditore tarvisiano e vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Stefano Mazzolini. «Le piste dei poli sciistici regionali sono per la gran parte in ombra e ormai da anni e anni le inneviamo – premette -. A memoria ricordo solo la stagione invernale del 2006 con nevicate così abbondanti da non rendere necessario l’utilizzo dell’innevamento artificiale». Mazzolini ricostruisce l’attivismo di una montagna che ha imparato a fare i conti con stagioni invernali sempre più brevi ¬ - «da dicembre a metà marzo» - e stagioni primaverili-estive sempre più lunghe, ma ciò non significa cancellare l’impegno per mantenere impianti e piste. «La Regione deve continuare a investire – sottolinea -, perché in questi anni abbiamo fatto passi importantissimi per garantire un innevamento sostenibile sia per costi energetici che dell’utilizzo d’acqua». Mazzolini si muove su un terreno che gli è congeniale essendo stato presidente di Promotur. «A Piancavallo, per esempio, il bacino da cui si attinge per creare la neve artificiale raccoglie le acque piovane dei tetti e quelli che scolano dai parcheggi».


LE ALLUVIONI


Altro fronte su cui si è concentrato il rapporto è quello relativo al pericolo di alluvioni: «La crisi climatica, oltre ai danni provocati dal riscaldamento e dall’aumento medio delle temperature, provoca anche l’aumento dell’intensità e della frequenza di precipitazioni eccezionali, come quello recente dell’Emilia Romagna». E il rapporto include tra le aree a maggior rischio di alluvione in Italia, oltre all’Emilia-Romagna, anche il Veneto (in seconda posizione), la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lombardia. «In quasi tutte queste Regioni il livello di cementificazione del territorio e molto alto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino