FRIULI VENEZIA GIULIA - In Friuli Venezia Giulia sono almeno 1800 le imprese di autotrasporto che dal 2008 hanno smesso si esistere, quindi nell'arco degli ultimi 10...
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Il presidente regionale Cna Fita Fvg, Giosualdo Quaini, come delegato in Uetr a Bruxelles per anni si è battuto contro la concorrenza sleale. «La distorsione è data dai diversi trattamenti economici degli autisti provenienti dall’Europa dell’Est - spiega -, un problema sociale già ribadito in vari momenti istituzionali. Ora è arrivato il momento di fare delle modifiche al "pacchetto stradale" in discussione a Bruxelles. Abbiamo consegnato gli emendamenti all'onorevole Isabella De Monte membro della Commissione trasporti Ue».
Iniziative di sensibilizzazione
A breve, in collaborazione con la Cgil, gli autotrasportatori della Cna regionale avvieranno sul territorio numerose iniziative: «cogliendo la proposta della commissione trasporti della Ue al dialogo sociale, abbiamo incontrato la segreteria regionale della Cgil per iniziare un percorso di sensibilizzazione sul problema. Non dobbiamo accettare di abbassare lo stato sociale degli autisti della maggior parte dei paesi europei; bisogna invece allargare questa garanzia sociale anche ai nuovi paesi entrati nella Comunità, sollecitando sempre una migliore armonizzazione delle norme riguardanti l'autotrasporto sia di merci che persone». Intanto, il presidente della Cna Fvg Nello Coppeto, con Quaini, presto incontrerà il Prefetto di Udine.
In Italia meno 25.587 aziende
«Negli ultimi anni l’autotrasporto Italiano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere». A farne le spese sono state soprattutto le piccole e medie imprese artigiane dell’autotrasporto che dal 2008 sono diminuite di 25.587 unità. Fonte Movimprese ed elaborazione dati Cna Fita
Perdita di competitività
«Le imprese di autotrasporto italiane che fino al 2008 avevano un ruolo in Europa hanno visto perdere competitività sul mercato del trasporto internazionale, assistendo anno dopo anno a una vera e propria invasione di operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale attraverso forme di cabotaggio non sempre regolare, spesso effettuato dalle cosiddette imprese “estero vestite”, imprese italiane che hanno delocalizzato la propria attività nei nuovi paesi dell’Est emergenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino