Settore alimentare e ristorazione: mancano 5mila lavoratori

Un pasticcere in un laboratorio padovano
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PADOVA - Cuochi e camerieri, gelatieri e pasticcieri, panificatori e pastai. Ma anche cioccolatieri, molitori, birrai, addetti alla lavorazione delle carni e dei formaggi. Il settore alimentare e ristorativo padovano continua a cercare senza sosta personale qualificato da assumere. Venti giorni dopo l’appello dell’Appe ora arriva anche quello di Confartigianato: «Nel 2021 erano previste quasi novemila assunzioni ma abbiamo trovato solo la metà degli addetti». Ne servono tra i 4.700 e i 5 mila.


I motivi sono principalmente due. Il primo: nel 2020 moltissimi lavoratori finiti disoccupati o in cassa integrazione hanno preferito cambiare settore, tuffandosi principalmente nel mondo della logistica e del trasporto merci, pur di continuare a lavorare. Il secondo motivo è dettato dai contratti proposti specie nella ristorazione: i locali cercano figure da far lavorare anche di sera e nei weekend, con stipendi modesti e spesso contratti a tempo determinato. 

I NUMERI

Le aziende artigiane del settore alimentare nel Padovano sono 1.318 e occupano 5.464 addetti. I locali invece sono 3.100 (la metà dei quali in città) e danno lavoro a 15 mila addetti. Confartigianato Padova si basa sui dati Excelsor: in provincia nel 2021 erano previsti 8.740 ingressi nelle aziende alimentari e ristorative, ma la difficoltà di reperimento di queste figure è tra il 43 e il 46%. 
«È un problema che stanno affrontando il settore dell’alimentare e della ristorazione, così come molti comparti artigiani – spiega il presidente della categoria di Confartigianato Paolo Bertelli-. Eppure, il nostro è sicuramente un mestiere che offre tante soddisfazioni. Noi realizziamo prodotti unici, di qualità».

L’APPELLO

Per invitare gli aspiranti lavoratori a farsi avanti Confartigianato ha voluto raccontare i vantaggi di un impiego nel comparto in un video prodotto assieme ad Ebav, Ente bilaterale artigianato veneto, dal titolo “Futuro fatto a mano”. Il filmato verrà diffuso nei social nei prossimi giorni spiegando i vantaggi di un lavoro nel settore attraverso un’ipotetica ricetta. «Sicuramente gli ingredienti principali troviamo la passione per il prodotto e tanta creatività – continua Bertelli -. Queste, del resto, sono le peculiarità che hanno reso l’artigianalità italiana sempre più apprezzata all’estero. Noi lavoriamo spesso in piccole imprese familiari, ma questo non significa che non pensiamo in grande. Io credo che un’azienda artigiana sia il luogo ideale per trasmettere ai giovani passione e competenza, da sempre le nostre piccole imprese sono fucine di talenti».

I LOCALI

Concentrandoci invece sulla situazione dei locali, i dati dell’Appe dicono che il 55% dei lavoratori ha contratti a tempo indeterminato (e coi licenziamenti bloccati tutti questi posti sono stati salvati), il resto a tempo determinato oppure a chiamata. La busta paga standard per un cuoco di livello 4 è di 1.560 euro lordi, 1.350 euro netti. Per un livello 5 (cameriere, barista) si scende a 1.463 lordi, 1.270 netti. 


Appe ha calcolato che nel 2020 sono stati persi nel settore dei pubblici esercizi un migliaio di posti di lavoro, un numero abbastanza contenuto grazie ad ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti. Nel 2021 sono stati recuperati 400 posti di lavoro ma ciò significa che il saldo rispetto al 2019 è ancora negativo per circa 600 posizioni. zSe si aggiunge che storicamente tra marzo e giugno di ogni anno si assumevano circa 400 lavoratori a tempo determinato per far fronte alle esigenze estive - rifletteva pochi giorni il segretario Segato - il totale di posti di lavoro vacante raggiunge facilmente il migliaio». E in vista di Pasqua sono molti i ristoratori che prenderanno meno prenotazioni di quante potrebbero proprio perché manca personale.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino