Alessandra Prosdocimo, carabiniera e judoka: «Quante sfide: lo sport palestra di vita»

Alessandra Prosdocimo, carabiniera a Cison
VALDOBBIADENE - Dallo judogi - il kimono fissato dalla tipica cintura annodata - all’uniforme, dai tatami internazionali - il “tappeto” su cui si combattono...

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VALDOBBIADENE - Dallo judogi - il kimono fissato dalla tipica cintura annodata - all’uniforme, dai tatami internazionali - il “tappeto” su cui si combattono gli incontri - alle strade e ai paesi della Pedemontana trevigiana. Alessandra Prosdocimo vanta un palmares di primo piano nel judo: atleta del Gruppo Sportivo Carabinieri di Roma e della nazionale azzurra, campionessa europea juniores nel 2012 in Montenegro, due volte finalista ai Giochi militari, molte altre presenze nei tornei continentali e mondiali. Oggi la 26enne di Valdobbiadene è in servizio come carabiniere scelto alla stazione di Cison di Valmarino. L’arte marziale e l’Arma, peraltro, sono passioni di famiglia: anche il fratello Mattia, a sua volta, è stato judoka di alto livello e ora è in forza alla stazione di Asolo.

Lei è entrata nei Carabinieri con il Gruppo sportivo.

«Sì, nel dicembre 2015 ho vinto il concorso come atleta nella specialità judo. Dopo quasi sette anni, sono uscita dal centro sportivo. Un periodo ricco di soddisfazioni, con alcune vittorie che porterò per sempre con me».

Poi ha scelto comunque di non congedarsi.

«Quella attuale è per me è una realtà diversa, perché, in quanto atleta, in precedenza non ero mai stata chiamata a prestare servizio operativo. Ho trovato un ambiente molto positivo, un ottimo comandante, dei colleghi disponibili e pronti ad aiutarmi e a indirizzarmi».

Una nuova sfida?

«Questo primo mese in stazione è stato impegnativo, ma anche molto ricco di stimoli e formativo. Non è stato semplice riuscire a conciliare tutto: abitudini diverse, turnazioni, attività da svolgere. Ma mi piace molto e mi sta aprendo gli occhi su tanti nuovi aspetti».

Continua a praticare il judo?

«Mi alleno alla Polisportiva Tamai, in provincia di Pordenone, anche se non ho ancora in calendario una gara».

Cosa porta con sé del suo sport?

«Per me il judo non si limita ad allenamenti e gare, ma è una palestra di vita: dal rispetto per l’avversario, al saper mantenere il controllo. Ti aiuta ad essere pronto a 360 gradi e anche nell’attività operativa mi sta dando una marcia in più. Rimarrà sempre un mio alleato, mi ha insegnato tanto e lo consiglio: richiede tanti sacrifici, ma ti regala tantissimo».

Arti marziali e vita militare sono realtà ancora piuttosto maschili. Da giovane donna, stanno cambiando le cose?

«Sempre più ragazze iniziano a praticare le arti marziali, che, elemento da non sottovalutare, possono rappresentare anche un aiuto per l’autodifesa. E pure nell’Arma la componente femminile sta aumentando: io sono il primo carabiniere donna nella mia caserma, sono stata accolta davvero bene, anche da parte dei cittadini».

Oggi lotta contro l’illegalità. Da sportiva, cosa pensa del doping?

«Credo fermamente nello sport pulito. L’uso di sostanze dopanti è purtroppo ancora presente, ma spero che questa piaga diminuisca sempre di più: fortunatamente i controlli sono sempre più assidui. Io non mai fatto ricorso a nulla e sono convinta che i risultati più importanti possano essere raggiunti solo attraverso le proprie capacità, di sicuro sono quelli che ti regalano una gioia eccezionale».

Il prossimo obiettivo?

«Dentro il tatami vorrei tornare presto in forma per essere di nuovo competitiva anche a livello internazionale. Invece, riguardo all’ambito professionale, spero di apprendere il più velocemente possibile e di riuscire a dare il mio contributo a Cison e a tutto il territorio».

 

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Il Gazzettino