Addio a Renzo Milesi, aveva appena compiuto cento anni: era un ex internato

Renzo Milesi
ALBIGNASEGO - «Bene così non siamo mai stat,i» amava ripetere Renzo Milesi, il centenario di Albignasego mancato mercoledì. Per lui che la vita...

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ALBIGNASEGO - «Bene così non siamo mai stat,i» amava ripetere Renzo Milesi, il centenario di Albignasego mancato mercoledì. Per lui che la vita l’aveva vissuta nelle sue sfaccettature più dolorose, ogni giorno era motivo di gioia, fino agli ultimi, nella residenza Santa Chiara della Mandria, dove aveva festeggiato il giro di boa dei 100 anni il 21 ottobre scorso. Un secolo celebrato con la famiglia, ma anche con le istituzioni, dal sindaco di Albignasego Filippo Giacinti all’assessora al Sociale di Padova Francesca Benciolini, oltre ai rappresentanti degli invalidi di guerra. 


 

IL PERCORSO
Sì, perché il signor Renzo, classe 1923, è stato parte della storia del suo Paese fin dai tempi della Seconda guerra mondiale, quando giovanissimo, a 19 anni si arruolò nel nono reggimento di artiglieria per essere mandato con i compagni a Nocera Inferiore, nel Salernitano e poi in Grecia, ad Atene. Fu presto fatto prigioniero di guerra dai tedeschi con il suo battaglione per essere condotto poi in Bulgaria e, infine, arrivare a Belgrado, dove fu deportato nel campo di concentramento serbo sull’altopiano di Zlatibor. Un percorso che è continuato in Austria e si è concluso a Bratislava, dove nel 1945 fu liberato vincendo la sua personale battaglia contro il nemico e contro la malattia, prima la pleurite e poi il tifo, che presto lo resero pensionato di guerra.
 

IL RICONOSCIMENTO
Divenne così uno degli uomini simbolo della provincia di Padova, tanto da essere insignito del Premio d’onore al Quirinale il 27 gennaio 2011 nella giornata della Memoria dall’allora sottosegretario Gianni Letta, e diventare presidente dell’Associazione combattenti di Albignasego e della Sezione invalidi di guerra di Padova. A Renzo Milesi si devono tanti racconti della sua dolorosissima esperienza: «Ho passato ventidue mesi di prigionia. Ho visto tanta sofferenza arrecata al popolo ebreo e non ci sono parole per descriverlo». Un’esperienza della quale seppe addirittura fare virtù, sfruttando le lingue conosciute in guerra, come il tedesco ed il francese, utili nel trovarsi una professione nell’ambito alberghiero ad Abano Terme. Ha infatti lavorato prima come infermiere e poi come massaggiatore. Dopo l’incontro con la moglie, formò una famiglia affiatata composta da quattro figli, che lo scorso ottobre hanno festeggiato il suo ennesimo traguardo, quello legato all’età a tre cifre, nella residenza Santa Chiara. Proprio lì ha condotto in serenità l’ultima fase della sua vita tra tante attività di gruppo e artistiche, come il disegno e il dipinto che adorava.


A salutarlo domani per l’ultima volta nella chiesa di San Tommaso di Albignasego alle 10.30 ci saranno i quattro figli Stefania, Monica, Thomas ed Ivan, le nuore, i generi, i nipoti e i tanti albignaseghesi e padovani orgogliosi di averlo avuto nel loro percorso di vita. 
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Il Gazzettino