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ALBIGNASEGO - «Don Marino Ruggero, al termine del procedimento canonico attuato nei suoi confronti, ha accolto la proposta del vescovo Claudio Cipolla di compiere un cammino di formazione e un percorso di rivisitazione personale e spirituale». Poche righe, diramate ieri alle sette e mezza di sera, per confermare ufficialmente ciò che dagli uffici della Diocesi era già trapelato da giorni. Il Tribunale ecclesiastico ha finito di indagare: il cinquantacinquenne sacerdote padovano, accusato di aver «violato l'obbligo del celibato» e di aver adottato «comportamenti non conformi allo stato clericale», resterà prete. Si chiude probabilmente così una vicenda che tra gennaio e febbraio aveva profondamente scosso la comunità religiosa padovana tra faide di paese, fiaccolate a favore del prete, pepati volantini anonimi e testimoni interrogati dalla Curia.
LA DECISIONE
«In questo percorso, la cui durata e il luogo sono sotto la diretta responsabilità del vescovo - spiega sempre la Diocesi - don Marino Ruggero non eserciterà alcun servizio pastorale e sacerdotale, salvo quanto previsto dal diritto canonico in caso di urgente necessità».
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LE DIMISSIONI
Don Marino Ruggero si era dimesso il 2 gennaio dopo due anni alla guida della parrocchia di San Lorenzo di Albignasego. L'inchiesta canonica era partita da una quindicina di lettere spedite da alcuni fedeli alla Diocesi tra l'estate e l'autunno 2019. Lettere accurate, nelle quali don Marino veniva accusato di aver avuto rapporti con una donna. Lui si è sempre difeso, sostenuto da moltissimi fedeli: «Ho dato fastidio a qualcuno perché ho voluto mettere ordine ai conti della parrocchia».
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Dopo sette mesi è arrivato il giudizio. Don Marino resta prete, ma prima di tornare a celebrare necessita di un periodo di rieducazione e quindi non è ritenuto totalmente innocente. Il paese, molto probabilmente, anche questa volta si dividerà.
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