Morto in bici in Australia, la mamma in volo per portare Alberto a casa

Il luogo dell'incidente a Melbourne
PADOVA - Dopo il dolore è il momento delle pratiche burocratiche per il rimpatrio della salma. Un’incombenza immane per la famiglia di Alberto Paulon, il cuoco padovano di 25...

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PADOVA - Dopo il dolore è il momento delle pratiche burocratiche per il rimpatrio della salma. Un’incombenza immane per la famiglia di Alberto Paulon, il cuoco padovano di 25 anni uscito dalle aule del Maffioli di Castelfranco con il sogno di diventare un grande chef e morto in Australia travolto da un camion.


La madre del ragazzo, Donatella Debellini, è partita ieri alla volta di Melbourne dove dovrà confrontarsi con gli aspetti più crudi della tragedia: il riconoscimento delle spoglie, la dinamica e il luogo dell’incidente, l’iter per riportare il suo Alberto nel paese natìo.

Alberto, un ragazzone tutta salute, era andato in Australia con la fidanzata Cristina, conosciuta proprio sui banchi del Maffioli.

L’altro giorno, in sella alla sua bicicletta e in compagnia della ragazza, anche lei impiegata al ristorante italiano Donnini’s, stava rientrando dal lavoro. Il ragazzo, con una city bike di colore verde fluorescente, pare sia stato colpito dalla portiera di un’auto.



Il video dell'incidente





L’impatto lo ha fatto cadere a terra proprio nel momento in cui stava sopraggiungendo un camion. L’incidente è accaduto nella trafficata Sidney road. Sul posto è arrivata un’ambulanza e una pattuglia della polizia. I medici hanno provato a rianimare Alberto, ma non c’è stato nulla da fare. Le indagini però non sono ancora state chiuse, perchè la dinamica dell’incidente è tutt’altro che chiara. Alberto lascia la compagna Cristina Canedda e, oltre alla mamma, il fratello Alberto di 23 anni e una sorellina di 11.







Il padre, anche lui cuoco, era morto nell’Epifania del 1998 a causa dello scoppio della pira per bruciare la "vecia". Alberto voleva seguire le sue orme professionali e per farlo si era impegnato al massimo e aveva iniziato a girare il mondo arrivando a lavorare a Dubai e in Australia. In dicembre era rientrato a Padova e per 15 giorni aveva aiutato i detenuti della cooperativa Giotto nel confezionare i famosi panettoni. Poi il volo in Australia. E la tragica fine. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino