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PORDENONE - Assoluzioni confermate per la presunta frode fiscale della Onda Commmunication Spa, l’azienda fondata dal presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti. La Corte d’appello ieri ha assolto Agrusti perchè il fatto non sussiste. La Procura di Pordenone aveva fatto ricorso anche per l’amministratore delegato Giuseppe D’Anna, il direttore commerciale Renato Tomasini e l’addetto all’ufficio vendite Giuseppe Zacchigna. Anche per loro la Corte presieduta da Edoardo Ciriotto (relatrice Manila Salvà) ha confermato le assoluzioni.
IL RICORSO
Il pm Monica Carraturo puntava a ottenere la riforma della sentenza per quattro dei sette imputati di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti. L’atto d’appello si fondava su una memoria di 28 pagine, in cui si insisteva per la condanna e il rinnovamento del dibattimento attraverso una perizia che accertasse il carattere fittizio delle operazioni. Il pg Carlo Maria Zampi ha sostenuto la richiesta, chiedendo anche indagini bancarie. Chiedendo però la conferma delle assoluzioni in caso di mancato accoglimento delle perizie. In aula era presente anche l’avvocatura dello Stato con l’avvocato Lorenzo Capaldo, parte civile per l’Agenzia delle entrate, che chiedeva un ristoro di 250mila euro.
LE DIFESE
Le difese - l’avvocato Bruno Malattia per Agrusti, con i colleghi Maurizio Consoli, Elisa Carnieletto e Caterina Belletti - hanno ribadito le ragioni che imponevano il riconoscimento della correttezza del comportamento dei loro assistiti. «Con il rinnovato riconoscimento dell’innocenza di Agrusti si è chiusa una vicenda processuale penosa - ha commentato Malattia - In una conferenza stampa l’allora procuratore Marco Martani e il colonnello Bernabei avevano annunciato di aver scoperto una maxifrode fiscale. A loro giudizio Kermari s.a., società che controllava Onda, avrebbe avuto sede nelle Isole Vergini e Onda attraverso una serie di operazioni inesistenti sarebbe riuscita a farsi accreditare ingenti somme in un paradiso. A fronte di questa aggressione giudiziaria e mediatica, Agrusti aveva replicato che si trattava di fantasie e invitato gli inquirenti ad indagare in fretta. In primo grado era emersa l’infondatezza delle accusa e lo svarione, difficilmente perdonabile, che aveva portato gli inquirenti ad individuare come sede della Kermari le Isole Vergini. Alla soddisfazione per l’esito ottenuto si associa una considerazione: più prudenza e continenza da parte delle Procure nel pubblicizzare le indagini prospettando responsabilità che ledono l’immagine delle persone e spesso si reggono su castelli di carta».
L’INCHIESTA
L’inchiesta segnò la fine della Onda.
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Il Gazzettino