Agricoltura e siccità: «Stato d'emergenza ok, ma i soldi non bastano»

Siccità in Veneto
PORTOGRUARO - «Bene la dichiarazione dello stato di emergenza ma le risorse stanziate sono di molto inferiori ai danni subiti dalle aziende». Con queste parole...

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PORTOGRUARO - «Bene la dichiarazione dello stato di emergenza ma le risorse stanziate sono di molto inferiori ai danni subiti dalle aziende». Con queste parole il presidente di Confagricoltura Venezia, Marco Aurelio Pasti, ha ribadito le enormi difficoltà che sta vivendo il mondo agricolo, in particolare quello del Veneto orientale, a causa della perdurante siccità. L'assenza prolungata di piogge, le esigenze di un territorio che basa la sua economia anche sul settore primario, la vicinanza al mare, che determina il fenomeno conosciuto come risalita del cuneo salino, sono un mix esplosivo per le giovani piante, che non trovano nutrimento per crescere e produrre frutti. Se mancano i raccolti gli agricoltori del veneziano non possono far altro che registrare le gravi perdite economiche, nell'ordine di milioni di euro. «Ho già perso i raccolti di due terreni per una superficie di 110 ettari», sottolinea Luca Massignani, 47 anni, che gestisce a San Donà di Piave l'omonima azienda con la moglie e il padre Gino di 74 anni. «Considerando anche i costi di produzione, la perdita si aggira sui 500mila euro complessivi. In questa situazione tragica, rischio di giocarmi l'intera azienda. Ho fatto grandi investimenti per il sistema di irrigazione dei miei terreni sparsi tra Eraclea, Jesolo e Caorle per una superficie totale di 1.500 ettari. Il problema è che siamo ben attrezzati, ma manca l'acqua. O meglio l'acqua dei fiumi è salata e mancano le piogge. Così non possiamo irrigare e intanto il mais muore nei campi».

IRRIGAZIONE PROIBITA
Massignani ha spiegato che già prima dell'estate si era presentato il problema della siccità e che in quell'occasione il Consorzio di bonifica non gli aveva permesso di irrigare i campi nella zona di Ottava Presa perché l'acqua del fiume Lemene presentava livelli troppo alti di salinità. Il livello di salinità delle acque da irrigazione deve infatti tenersi sotto il valore di 2mila microsiemens per centimetro. Valore abbondantamente superato in molte aree del Veneto orientale. Alla presa del Cavrato, a San Michele, ad esempio, sono stati registrati valori medi sopra i 2.500 addirittura dal 4 aprile. «A maggio - prosegue Massignani - ho perso il raccolto di 30 ettari di mais da seme e 12 ettari di patate per una perdita totale di circa 160mila euro. Adesso vedo il mais morire in un altro terreno di 70 ettari e questa volta la perdita supera i 250mila euro. Non si può andare avanti così, siamo abbandonati. Se si presenteranno sempre più spesso periodi di intensa e prolungata siccità - conclude - bisogna correre ai ripari trovando nuove soluzioni. In altri paesi, come Israele, ci si attiva con tecnologie in grado di togliere il sale dall'acqua per poterla poi utilizzare anche a scopi irrigui. Al momento però occorre che qui la Regione intervenga perché siamo di fronte ad una vera e propria calamità naturale e abbiamo bisogno di ricevere degli indennizzi per quanto stiamo irrimediabilmente perdendo».


Il Consiglio dei Ministri ha recentemente deliberato lo stato di emergenza anche per il Veneto, stanziando 4,8 milioni per questa regione. «La siccità conferma il presidente di Confagricoltura Venezia, Pasti - sta colpendo quest'anno in modo particolarmente duro perché oltre alla pioggia manca l'acqua per irrigare in molte zone costiere. È necessario un ripensamento dei sistemi irrigui, un potenziamento degli invasi e una gestione più equa dell'acqua, che è una risorsa pubblica e quando è scarsa andrebbe ridotta in proporzione a tutti gli areali».

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Il Gazzettino