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Quelli descritti, sono i contorni di un’emergenza. Più silenziosa, per non dire dimenticata, rispetto a quella che si viveva fino a pochi mesi fa nei reparti di Pronto soccorso. Ma continua, giornaliera. Calci, sputi, minacce: è in Psichiatria che si è spostata la prima linea degli operatori sanitari, esposti a comportamenti sempre più difficili da controllare da parte di pazienti problematici. E ancora una volta il problema, almeno secondo il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche del Friuli Venezia Giulia, è la carenza di personale. «Perché l’unico modo per evitare situazioni ormai quotidiane - spiega Clarizia - sarebbe quello di mettere a disposizione dei reparti di questo tipo più infermieri e anche più psichiatri». Il caso di pochi giorni fa, con un paziente che ha aggredito un operatore sanitario pungendolo con una siringa, era in poche parole solo l’emerso. Ma è il sommerso che preoccupa.
IL QUADRO
Le voci, all’interno del reparto di Psichiatria dell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, sono timide. Emergono solo se coperte dall’anonimato. «Perché se ci esponiamo - spiegano alcuni operatori sanitari contattati - rischiamo ancora di più». Il quadro però è allarmante. «Aggressioni verbali, ma anche sputi, calci, pugni, viviamo questa situazione», spiegano. E basta una domanda in più per capire quale sia la tipologia di paziente più incline agli scatti di violenza. Sempre più spesso, infatti, in reparto arrivano persone che vengono spostate in Psichiatria dall’area delle dipendenze. La droga e l’alcol, quindi, sono i “motori” degli episodi di violenza.
IL PROBLEMA
Più infermieri e una maggiore dotazione di medici con la specializzazione in Psichiatria. L’unica ricetta proposta dall’Ordine degli infermieri è questa. «Per controllare davvero i pazienti problematici e in special modo quelli con problemi di dipendenza e quindi soggetti alle crisi d’astinenza - spiega sempre Clarizia - la sola soluzione è quella dell’aumento della dotazione di personale. Spesso servono due operatori per tenere a bada un solo paziente in preda a una crisi. E c’è bisogno anche di più medici psichiatri, perché in questo caso la terapia farmacologica è fondamentale per prevenire episodi di violenza sempre più frequenti». Poi l’attenzione si sposta per abbracciare il concetto di sicurezza nell’intera area sanitaria. «Oggi - illustra Clarizia - la vera emergenza è in Psichiatria e non in Pronto soccorso. Quello che accoglie i pazienti con problemi psichiatrici o legati alle dipendenze è il settore più a rischio della nostra sanità, perché gli operatori sono indifesi di fronte a comportamenti imprevedibili. Non si parla di persone arrabbiate perché aspettano troppo per una visita, ma di soggetti problematici che richiederebbero un surplus di assistenza».
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