Aggrediti due giovani al tempio di preghiera, crescono le tensioni tra sikh: «Non ci sentiamo al sicuro»

Gli aggrediti avrebbero visto delle persone contare le offerte in denaro lasciate dai fedeli, pur non potendo

Aggrediti due giovani al tempio di preghiera, crescono le tensioni tra sikh: «Non ci sentiamo al sicuro»
PASIANO DI PORDENONE - «Non ci sentiamo più sicuri. Abbiamo deciso che nessuno resterà da solo nel tempio nei prossimi giorni. Perciò ieri sera...

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PASIANO DI PORDENONE - «Non ci sentiamo più sicuri. Abbiamo deciso che nessuno resterà da solo nel tempio nei prossimi giorni. Perciò ieri sera (domenica ndr,) una trentina di fedeli sono rimasti per garantire la sicurezza del nostro prete e dei libri sacri. Questa presenza continuerà finché non si ristabilirà una situazione di tranquillità». Chi parla è H.K., giovane donna sikh attiva tra le nuove "leve" della comunità che fa capo al Gurdwara Guru Nanak Dev Ji, la "casa di Dio" fondata in un capannone della Strada del mobile a Pasiano. Sabato scorso la comunità religiosa, a pochi giorni dalla riapertura del luogo di culto, chiuso d'imperio dal presidente Singh Kulwinder in contrasto con una parte del direttivo (decisione contro cui hanno protestato pacificamente, per otto giorni, centinaia di sikh), è stata profondamente scossa da un episodio di violenza, che mai si era verificato tra i sikh pasianesi: l'aggressione ai danni di due giovani coniugi. Lo coppia dopo le 13 si era recata a pregare nel tempio, insieme a figlioletto di 4 anni, nell'ora in cui la massa di fedeli (domenica si erano riunite tra le quattrocento e le cinquecento persone) aveva già lasciato la sala della Strada del Mobile, per consumare il pranzo collettivo nei locali "prestati" dal tempio sikh di Sant'Andrea di Pasiano. Marito e moglie si sono seduti nel salone per pregare pensando di essere soli; poi si sono accorti che si era trattenuto anche un gruppo di persone, tra cui il presidente del Gurdwara, Kulwinder, Singh Satwinder, componente del direttivo della stessa associazione nonché presidente dell'Unione Sikh Italia, e i suoi due generi (uno è il marito di una donna sikh impegnata in politica), indicati quali autori del pestaggio.


LA DENUNCIA
Quel che è accaduto lo si evince dal racconto degli aggrediti, raccolto dagli altri sikh intervenuti in loro aiuto, e dalla ricostruzione rilasciata nella denuncia resa ai carabinieri di Sacile. «I coniugi ci hanno detto di avere visto delle persone che stavano contando le offerte in denaro, lasciate dai fedeli in un recipiente, che invece non doveva essere aperto, in attesa delle elezioni per il rinnovo del direttivo», spiega la giovane sikh, tra i primi ad accorrere sul luogo dell'aggressione. «Le offerte vengono contate alla fine della messa e il ricavato viene comunicato pubblicamente a tutti i fedeli, prima di versarlo in banca. Ma nell'accordo, sottoscritto dal presidente con la mediazione del dirigente della Digos per la riapertura del tempio, era stato stabilito che questo denaro, per ora, non sarebbe stato toccato. Loro, invece, hanno aperto la cassetta delle offerte senza dircelo. Il giovane, finita la preghiera, mentre scendeva le scale del tempio ha filmato con il suo cellulare quanto stavano facendo Kulwinder e gli altri uomini presenti. Questi se ne sono accorti e lo hanno rincorso all'esterno, lo hanno raggiunto e picchiato, lasciandolo privo di sensi dentro al fossato, dopo avergli fracassato il cellulare con il video».


L'ALLARME


La moglie è corsa fuori in aiuto del marito, lasciando il bambino incustodito. Pure la giovane donna è stata malmenata ed è svenuta. Gli aggressori se sono andati, senza prestare soccorso. A dare l'allarme ai membri della comunità riuniti a Sant'Andrea sono stati due ragazzi sikh, che passavano in bicicletta nei pressi del tempio. Accorsi nel giro di pochi minuti, i sikh hanno chiamato il 112 e la Digos. Le vittime dell'aggressione sono state portate in ambulanza al pronto soccorso di Pordenone. In serata sono state dimesse con una prognosi di tre giorni per il marito e di cinque per la donna. «Quando siamo arrivati noi gli aggressori erano già spariti e anche le offerte in denaro. Quanto accaduto è un fatto gravissimo - conclude H.K. -. Vedremo come procedere, ne parleremo con la Digos, per sapere se possiamo ancora sentirci al sicuro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino