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PORDENONE - È previsto per domani, 23 agosto, intorno a mezzogiorno, l'arrivo ad Aviano dalla Base di Ramstein di circa 400 persone provenienti dall'Afghanistan. Già definite le misure sanitarie che verranno messe in atto: subito dopo l'arrivo sarà infatti effettuato uno screening sanitario. Una volta effettuati i tamponi, le persone eventualmente positive saranno separate dalle altre. Eventuali persone ferite saranno ricoverate in ospedale a Pordenone, mentre chi necessitasse di terapia intensiva sarà condotto a Udine.
LA QUARANTENA
Una volta completato il periodo di quarantena, i profughi dovrebbero ripartire per gli Usa, anche se su questo non ci sono ancora indicazioni precise. Intanto sono giorni di grande angoscia per numerosi afghani residenti a Pordenone, preoccupati per le sorti delle famiglie rimaste nel Paese d'origine, con le quali riescono a mantenere seppur discontinui contatti. Ad alcuni di loro quei contatti hanno già portato notizie drammatiche, di familiari che hanno perso la vita in questi giorni convulsi del ritiro delle truppe Usa e del ritorno dei talebani. Altri condividono la disperazione di padri, madri e fratelli in cerca di un modo per lasciare il Paese e sfuggire ai talebani, soprattutto in quelle famiglie che hanno la colpa di avere collaborato e intrattenuto rapporti con gli occidentali.
MEDIATORE CULTURALE
La famiglia di Alidad, mediatore culturale che dal 2014 vive a Pordenone, è stata duramente colpita dai lutti: fra i congiunti di sua moglie, sette persone hanno perso la vita nei disordini di questi giorni, mentre i fratelli di Alidad stanno cercando disperatamente di lasciare il Paese. «Mia moglie - spiega - ha perso sette familiari e non riesce a mettersi in contatto con sua madre, che prima sentiva regolarmente.
I CONTATTI
I contatti con la famiglia rimasta in Afghanistan avvengono ogni quattro-cinque giorni, se internet funziona e i racconti non fanno che aumentare le preoccupazioni di chi li ascolta dall'Italia: Le mie sorelle non possono andare all'università, sono chiuse in casa I talebani cercano nelle case le ragazze sopra i 12 anni non sposate e le portano via per costringerle al matrimonio. Le donne non possono uscire di casa se non per recarsi in ospedale se stanno male. La donna sta cercando disperatamente il modo per mettere in salvo la famiglia, ma per ora le lettere all'Ambasciata nelle quali descriveva la situazione non hanno prodotto risultati: Stiamo morendo, non sappiamo cosa fare, speriamo di poter fare qualcosa per loro. Stanno molto male, è un inferno. Nei prossimi giorni chiederò anche di poter incontrare il sindaco di Pordenone. Al sindaco si rivolge anche la lista Il bene comune, chiedendogli di predisporre un piano per offrire alloggio temporaneo a un centinaio di persone e di organizzare un incontro pubblico con la comunità afghana che vive a Pordenone.
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Il Gazzettino