Aeroporto Canova, boccata d'ossigeno: tremila addetti ritornano a lavorare

Aeroporto Canova di Treviso
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TREVISO - «Quanti bottoni bisogna premere per riattivare una macchina come quella del Canova? Tantissimi. Ma ce la faremo. E il primo giorno di apertura sarà un successo». Federico Scanferlini, direttore i scalo, sorride. All'ingresso del primo passeggero nell'aeroporto trevigiano Canova mancano sei giorni. Martedì primo giugno, alle 12,25 si staccherà da terra il volo Ryanair diretto a Cagliari. Sarà quello il segno che tutto, un po' alla volta, sta tornando come prima. Ma tutto sarà veramente a regime quando i tremila addetti, tra dipendenti di Save e il grande indotto che ruota attorno allo scalo, torneranno finalmente alle loro attività. Intanto i preparativi procedono senza sosta. Alle postazioni del check-in si alternano gli operatori. Sono una decina in tutto. Davanti a loro non c'è nessuno, ma lavorano come se il Canova fosse in piena attività. Stanno tarando i sistemi, elaborando nuove procedure di sicurezza. Mettendo a punto tutte quelle operazioni di verifica dei biglietti e controllo delle prenotazioni che, tra meno di una settimana, dovranno ripetere a grande velocità.

ALL'INTERNO

Il terminal ancora senza passeggeri fa un po' impressione. La prima cosa che si coglie entrandoci a pochi giorni dal via è che brilla tutto. Non sembrano passati 15 mesi dalla chiusura. A marzo dello scorso anno, in piena pandemia, con mezzo mondo paralizzato e gli aerei per lo più a terra, Save decise che la poca attività aerea rimasta poteva benissimo essere sostenuta dal solo dallo scalo Marco Polo di Tessera. Le porte del Canova vennero quindi chiuse, i lavoratori messi in cassa integrazione: «Riapriremo appena riprenderanno i voli», annunciò Enrico Marchi, presidente di Save. Poi seguirono mesi di grigiore, di poche notizie, di speranze per lo più deluse. Un barlume a inizio 2021 con l'annuncio dell'arrivo della base di Ryanair al Canova e le prime ipotesi di riapertura. Fino all'ufficialità della ripartenza fissata a giugno.

LA SPERANZA

«Dal primo giugno saremo operativi», assicura Corrado Fischer, amministratore delegato di Aertre. «È stata una lunga attesa e, da quanto abbiamo potuto vedere, una grande fetta di cittadinanza ha sofferto molto la mancanza delle nostre attività». L'ad non dribbla le domande e replica anche a chi non manca mai di sottolineare come si stia meglio con l'aeroporto chiuso: «In realtà in molti hanno sentito la mancanza dell'aeroporto, soprattutto quelle famiglie che hanno dovuto fare a meno del loro lavoro - continua Fischer - a livello nazionale e internazionale c'è un dato che riguarda l'aeroporto di Treviso: porta lavoro a mille persone ogni milione di passeggeri. Prima della chiusura avevamo superato i tre milioni. Questo vuol dire che attorno allo scalo, direttamente e indirettamente, ruotano circa tremila addetti».

AL LAVORO

Questi ultimi giorni di preparativi, oltre alle pulizie e alle manutenzioni che in realtà non si sono mai arrestate, servono anche per aggiornare il personale sia sui sistemi operativi che sulle procedure di sicurezza: «Stiamo mettendo a punto molte cose - osserva Simone Cescon, supervisore di scalo - dall'applicazione di tutte le misure di sicurezza che ci sono state chieste dal ministero alla supervisione delle prenotazioni in arrivo, in base al loro numero valuteremo quanto personale richiamare». Un dato in continua evoluzione e che verrà quantificato solo a fin settimana. Martedì la partenza sarà soft: sei gli aerei previsti per il decollo.
 

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Il Gazzettino