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PORDENONE - La storia dell'Aero Club Pordenone onlus, erede della prima scuola di volo civile italiana fondata nel 1910, si sta sbriciolando nel peggiore dei modi. L'inchiesta della Guardia di finanza ha messo in moto, oltre alla Procura di Pordenone e all'Agenzia delle Entrate, anche la Corte dei conti di Trieste. Il sostituto procuratore generale Enrica Farci ha disposto un sequestro conservativo di 561.520 euro nei confronti dell'associazione, la cui attività è ormai paralizzata da tre anni, dell'ingegner Lucio Moro, 73 anni, di Pordenone (presidente onorario) e di Riccardo Furlan, 67, di Roveredo in Piano (ex presidente). La somma equivale ai finanziamenti pubblici ottenuti nel tempo in qualità di onlus, senza - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - averne i requisiti. Una situazione per la quale il sostituto procuratore Carmelo Barbaro ha ipotizzato il reato di truffa ai danni dello Stato per Aeroclub, Moro, Furlan e il consigliere regionale Stefano Turchet, 59 anni, di Porcia, in qualità di ultimo presidente dell'Aeroclub. I destinatari del provvedimento hanno già ricevuto l'invito a dedurre, ma non ci saranno repliche al momento. «Andremo nel merito, siamo sereni», si limita a riferire l'avvocato Paolo Dell'Agnolo, che assieme al collega Valter Buttignol sta seguendo la vicenda.
ONLUS CANCELLATA
L'intervento della Corte dei conti, finalizzato all'accertamento dell'eventuale danno erariale, è soltanto una delle ultime mazzate. La Regione Fvg, infatti, con un decreto datato 23 aprile e firmato dal direttore del Servizio Politiche per il terzo settore, Raoul Bubbi, ha cancellato l'associazione dal registro generale del volontariato, dove figurava per l'attività di Protezione civile.
PROTEZIONE CIVILE
Anche il Comune di Pordenone ha depennato l'Aeroclub dalla lista delle associazioni no profit. La Finanza negli ultimi due anni ha verificato anche se l'associazione avesse prestato attività di volontariato durante la pandemia, come tanti altri volontari della Protezione civile impegnati durante il lockdown. «Per contro - si legge nel comunicato diffuso ieri dalla Finanza -, durante la pandemia la sede dell'Associazione, realizzata anche con finanziamenti pubblici, ha ospitato attività sportive di softair. È stata anche rilevata la presenza di personale associato all'Ente come volontario di Protezione civile che svolgeva, sostanzialmente retribuito con fittizi rimborsi, attività di mero lavoro dipendente esclusivamente a favore dell'associazione».
LE INDAGINI
A sollecitare accertamenti nei confronti dell'Aeroclub della Comina era stata la Prefettura di Pordenone. Segnalò ai finanzieri guidati dal colonnello Stefano Commentucci che l'associazione non faceva attività di tipo pubblicistico e che di conseguenza usava senza averne titolo un'area demaniale di 235mila metri quadrati (230mila assegnati alla 132° Brigata Corazzata Ariete e 21mila di proprietà comunale), dove ci sono due piste 1.200x30 metri e un hangar di 2.500 metri quadrati che vale un milione di euro. Quest'ultimo è stato realizzato in un sedime destinato ad attività di protezione civile con un mutuo regionale da 350mila euro e 700mila euro, come ha sempre precisato Stefano Turchet, sborsati dai soci. La concessione era trentennale e nel 2033 avrebbe dovuto essere restituito al Comune di Pordenone. Nella sua nota la Finanza specifica che «la perfetta sinergia tra Fiamme Gialle e l'autorità giudiziaria, sia penale che contabile, nonché con le altre Amministrazioni pubbliche coinvolte, ha permesso di individuare e, soprattutto, interrompere gli indebiti accessi a finanziamenti pubblici che ora potranno essere destinati alle innumerevoli associazioni di volontariato che realmente svolgono una utile azione sociale».
C.A.
Il Gazzettino