La "corsa meravigliosa" di Adriano, maratoneta per.... sopravvivenza

La "corsa meravigliosa" di Adriano, maratoneta per.... sopravvivenza
TREVISO – “La vita è una corsa meravigliosa”. Parola di Adriano Berton, ospite lunedì sera del Panathlon Club di Treviso al ristorante Al...

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TREVISO – “La vita è una corsa meravigliosa”. Parola di Adriano Berton, ospite lunedì sera del Panathlon Club di Treviso al ristorante Al Migò. Invitato dal presidente Andrea Vidotti, il veneziano Berton ha esposto alla platea la propria esperienza di maratoneta molto particolare. Iniziando da una data, il 5 agosto 1976: «Il giorno in cui cambiò la mia vita. Un’auto impazzita, a 160 km/h, travolse il nostro scooter e uccise mio padre, a me maciullò la gamba sinistra».


Da un evento tragico iniziò la seconda vita di Adriano. In un’epoca in cui si preferiva amputare, il suo arto fu salvato in maniera rocambolesca. Prima una disperata corsa in ambulanza, chiamata da un radioamatore che aveva assistito allo schianto; poi la determinazione di un medico che provò una tecnica rivoluzionaria, successivamente applicata anche al campione di motociclismo Mick Doohan. Sette operazioni chirurgiche dopo, il giovane Berton tornò a camminare. Ma non poteva bastare: “Volevo tornare a correre. In ospedale gareggiavo con gli altri bambini sulle sedie a rotelle ma il mio desiderio era muovermi di nuovo”.

A cambiare nuovamente l’esistenza di Adriano Berton sono state le immagini della tragedia dell’11 settembre 2001. Dalla forza di volontà di una città di rialzarsi e ricominciare, il desiderio di dimostrare di poter oltrepassare ogni ostacolo. Anche la menomazione: “Ho iniziato a correre le maratone. Prima quella di Treviso: le edizioni iniziali per me avevano come tappa obbligata il pronto soccorso di Conegliano, la crisi sopraggiungeva proprio in avvicinamento all’ospedale. Ma ero scarsamente allenato e dopo aver trascorso tredici mesi di preparazione concreta ho deciso di cimentarmi con la maratona di New York”. Nel 2005 Adriano Berton è tra le decine di migliaia di partenti nella Grande Mela. Un’esperienza unica che diventa anche un libro dal titolo “Scusa New York, vado di corsa”, Premio Bancarella 2008.

Da allora Adriano Berton ha mutato approccio. È diventato un coach motivazionale, spiega agli imprenditori e  ai dirigenti come superare lo sconforto della crisi e come trovare nuovi stimoli e nuove risorse emotive. Inoltre parla anche ai giovani per convincerli della necessità di praticare una disciplina sportiva: “Non è semplice, oggi i ragazzi hanno tantissime distrazioni. Io ripeto sempre che ognuno di noi deve inseguire un sogno. Il mio era poter tornare a correre”. Un desiderio condiviso con Bernardo Bernardini, socio Panathlon e sopravvissuto ad un incidente aereo, ritrovando con forza di volontà l’uso delle gambe e la voglia di fare sport.


La la vita di corsa di Adriano Berton non si ferma: “Ho già altri obiettivi. Tra due anni vorrei correre la Maratona del Sahara, 100 chilometri in più tappe in mezzo al deserto. Una prova sicuramente difficile ma che mi affascina”.
 
 
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Il Gazzettino