Torna il sogno nel cassetto: la riapertura del Canalin

Torna il sogno nel cassetto: la riapertura del Canalin
ADRIA - Il Canalin ritorna a far parlare di sé. Tra il serio ed il faceto torna a galla in città l'ipotesi di riaprire il vecchio tracciato del Canalbianco per...

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ADRIA - Il Canalin ritorna a far parlare di sé. Tra il serio ed il faceto torna a galla in città l'ipotesi di riaprire il vecchio tracciato del Canalbianco per recuperare la venezianità di Adria. La discussione per ora impazza sui social ma non più tardi di una decina di anni fa, in piena campagna elettorale per le amministrative c'era chi, come Mattia Petrella, con la sua lista civica Adria una repubblica, si era fatto promotore di questa idea, dando vita successivamente, nel 2012, anche ad un comitato spontaneo pro riapertura del Canalin e ad una petizione che poi era rimasta lettera morta.


LA PETIZIONE
«Siamo convinti che non sarà facile, che ci saranno alzate di scudi, ma ricordiamo a tutti che un' idea simile era circolata anni fa a Bologna quando si voleva riaprire il canale di Reno, un progetto poi sposato dalla giunta emiliana avevano fatto presente allora i primi firmatari. Anche il mondo della politica non è stata mai insensibile a questa idea che affonda le sue radici già nei primi anni 80. Al momento la riapertura del canale non è molto di più di una proposta entusiasmante per questi adriesi che vorrebbero restituire alla città la sua secolare storia di acque. Una idea comunque di difficile attuazione. Adria, infatti, fino alla metà degli anni 40 era percorsa, al suo interno, da due rami del fiume Canalbianco: il Principale, lungo circa 3.5 chiloemtri, la attraversava da ovest a nord mentre uno, più piccolo, di circa 800 metri, denominato ramo secondario o Canalin, che trovava origine in corrispondenza di ponte San Pietro, lambiva la parte sud del territorio cittadino e si rimetteva nel ramo principale in località Canareggio. In seguito, con l'avvento dei lavori della nuova inalveazione, la futura linea navigabile per la quarta classe di natanti con portata fino a 1.350 tonnellate, il ramo principale divenne di fatto il secondario mentre il cosiddetto Canalin fu tombinato. Nel suo sedime fu fatta passare la fognatura principale della città.


L'INTERVENTO


Di conseguenza il nuovo ramo secondario fu oggetto di considerevoli lavori di sistemazione sia sull'alveo che sulle sponde. Al posto del Canalin ora ci sono corso Mazzini e corso Garibaldi. Proprio l'Agenzia del Demanio ha bussato più volte, anche pochi mesi fa, alle porte del Comune presentando diverse richiesta di pagamento a titolo di indennità di occupazione dell'area identificata come alveo interrato del Canalbianco. L'ex sede distaccata del tribunale, attuale sede della Polizia Locale, infatti, in particolare il porticato, è stato costruito in area demaniale, proprio sull'alveo interrato del Canalin. Già nel passato il Comune di Adria era stato costretto a pagare i suoi debiti con il Demanio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino