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PADOVA - Adolfo Urso, il nuovo ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy, ha alle spalle una lunga storia di destra. E' nato a Padova, 65 anni fa, e sempre nel collegio padovano è stato eletto. Famiglia siciliana originaria di Acireale (Catania), i genitori si conobbero al mercato ortofrutticolo dove entrambi lavoravano a metà Anni 50, lui ha vissuto a Padova fino a vent'anni per poi trasferirsi a Roma, studiare e laurearsi in Sociologia alla Sapienza di Roma.
Attività politica e famiglia
Urso inizia l'attività politica nel Msi (Movimento sociale italiano) e diventa giornalista. Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell'Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. «Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo», ha recentemente raccontato il senatore.
Adolfo Urso: chi è
Nel 1983 è tra gli autori del libro: "Atleti in camicia nera. Lo sport nell'Italia di Mussolini". Nel 1986 diventa direttore responsabile di 'Proposta', bimestrale d'area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l'anno dopo entra nella segretaria politica dell'Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione.
Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Con i Governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010.
Il Copasir
Nel 2015 aderisce a Fratelli d'Italia e nel 2018 torna alla politica attiva candidandosi al Senato. Eletto, ottiene la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il Governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull'intelligence in quanto unico esponente dell'opposizione. Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società. Viene quindi eletto presidente dell'organismo. Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, «promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante 'presentismò, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell'Italia nel contesto di una Europa delle Patrie».
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