Il mistero dell'acqua verde a Venezia: sfida, incidente o bravata? Per colorare il canale usato mezzo chilo di fluoresceina

VENEZIA - Azione dimostrativa, una bravata a uso e consumo dei social, oppure il frutto di una distrazione di un operaio? Sulla vicenda del canal Grande colorato domenica di verde...

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VENEZIA - Azione dimostrativa, una bravata a uso e consumo dei social, oppure il frutto di una distrazione di un operaio? Sulla vicenda del canal Grande colorato domenica di verde fluo nel suo tratto più fotografato (quello di Rialto, per di più nel giorno della Vogalonga), sta indagando la Polizia locale di Venezia.

Acqua fosforescente, le analisi


Ma a 48 ore di distanza l'unica certezza è la conferma arrivata ieri dall'Arpav: la sostanza che ha colorato l'acqua è la fluoresceina, usata da idraulici o geologi, abbastanza facile da trovare sul mercato. Ne basta pochissima per colorare grandi quantità di acqua, ce n'è voluta più o meno mezzo chilo (ma anche cui il calcolo è per stime, perché l'ipotesi di Arpav varia da 250 grammi a un chilo) per far girare nel mondo l'immagine del ponte di Rialto che si specchia nello smeraldo. «Un cucchiaino di fluoresceina - spiegano da Arpav - è sufficiente a tingere per un tempo limitato una porzione di canale sufficientemente vasta da essere notata con facilità». Altra certezza: la fluoresceina non è tossica. Se qualcuno l'ha scaricata volontariamente in acqua, l'ha fatto sapendo che non avrebbe danneggiato l'ambiente, ma solo avuto visibilità. Tutte le piste sono aperte, anche se il lato debole dell'ipotesi di un'azione dimostrativa è la mancanza di rivendicazione. I ben noti attivisti di Ultima Generazione, quelli delle vernici su quadri e monumenti, ieri hanno fatto sapere di non essere stati loro.


Una sbadataggine?


Resta la superficialità di qualcuno che si è sbarazzato della sostanza, anche semplicemente versandola in un lavandino o in un wc: visto che Venezia è sprovvista si rete fognaria (da pochi anni si è iniziato a realizzare le fosse settiche), i reflui vanno a finire nei canali. In questo caso l'indagine della polizia municipale non può avvalersi delle telecamere. Infine, l'ipotesi della bravata. E qui i vigili potrebbero avere qualche arma in più, proprio dalle telecamere che sorvegliano la città o da eventuali testimonianze. Il vertice che ieri mattina si è tenuto in prefettura non è servito a sciogliere i dubbi. Troppo pochi ancora gli elementi in mano a chi indaga.


Controlli


Davanti ai vertici delle forze dell'ordine schierati, il prefetto di Venezia, Michele Di Bari, ha sottolineato la necessità di evitare che episodi del genere possano accadere anche in futuro. «Dobbiamo tutelare la bellezza di Venezia - ha detto il prefetto - e per questo c'è bisogno di uno sforzo straordinario. L'episodio di domenica è fortemente deprecabile, negativo cui ognuno di noi deve far fronte perché non debbano più accadere fatti simili».Una delle direttrici, lo ha detto lo stesso Di Bari, sarà «presidiare alcuni luoghi simbolo di Venezia che si prestino a palcoscenico internazionale». Quindi, più agenti o militari nei punti più sensibili con una presenza costante e poi aumento».


Nel frattempo la notizia ha fatto il giro del mondo su giornali, siti e televisioni. Inevitabile che episodi come questi non abbiamo una cassa di risonanza internazionale. Ora, uno dei timori, riguarda "l'effetto emulazione", che qualcuno cioè possa compiere altri gesti simili. I veneziani, dal canto loro, non sono rassegnati ad aver visto qualsiasi tipo di provocazione nella loro città. «Venezia è utilizzata come un palcoscenico dice Melissa Conn, direttrice dell'ufficio veneziano di Save Venice, uno dei comitati internazionali per la salvaguardia della città - È sempre preoccupante quando si verificano situazioni del genere in un luogo come questo, a prescindere dalle effettive cause. Venezia va protetta».

 

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Il Gazzettino