L'acqua? La vendono a peso d’oro A Rovigo bollette da record

L'acqua? La vendono a peso d’oro A Rovigo bollette da record
Siamo tutti abituati a considerarla un bene primario, papa Francesco nella sua ultima enciclica l’ha messa tra i diritti inalienabili dell’uomo. Ma l’acqua costa, anche se...

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Siamo tutti abituati a considerarla un bene primario, papa Francesco nella sua ultima enciclica l’ha messa tra i diritti inalienabili dell’uomo. Ma l’acqua costa, anche se nel Nordest è ampiamente disponibile e non certo in via di esaurimento. Costa captarla nelle sue sorgenti, depurarla, portarla in ogni casa e poi raccoglierla quando viene usata, smaltirla e tornarla a depurare.


Un costo obbligato per tutti. L’Osservatorio regionale di Unioncamere Veneto (in collaborazione con con Rerf Ricerche) recentemente ha analizzato il servizio acquedottistico nei capoluoghi di provincia veneti e sancito che Verona è la città meno cara e con il servizio migliore. Performance che colloca la città dell’Arena al settimo posto in Italia, confermando quanto già avevano messo in evidenza il “Dossier acqua 2010” di Cittadinanza Attiva infatti ha più volte premiato l’acqua di Verona, la meno cara in Veneto, così come Altroconsumo, nel 2011, e ancora nel 2014.

Ma quanto costa la bolletta a Verona?

L’utenza media, una famiglia di tre persone, con un consumo di 175 metri cubi all’anno di acqua spende 260,8 euro. Seconda è Venezia con 261,5 euro. Segue Belluno, 288,6 euro e Treviso 295,5 euro. A Padova la bolletta incide per 347,4 euro, nel Brenta sale a 362,9, a Vicenza fa ancora un salto in alto, 382,2 euro per fermarsi nella sua corsa all’aumento a Rovigo, in assoluto la più cara del Veneto con 423,1 euro annui in bolletta.

Perché tanta disparità sul prezzo di un bene, l’acqua, che dovrebbe mantenersi costante? A incidere sono i costi dei servizi di fognatura e di depurazione che variano notevolmente da città a città, ma sono la diretta conseguenza delle politiche delle amministrazioni locali nel settore dei servizi. Portare nelle case acqua buona e sicura è relativamente facile e economico, ma se la rete di distribuzione è obsoleta, se le perdite superano il 30% (cosa che accade frequentemente), se la rete fognaria è inefficace e la depurazione fatiscente, i costi lievitano.


In questo senso l’esempio di Verona è virtuoso. Il risultato ottenuto è conseguenza della politica del Consiglio di Bacino, l’“Ente dell’Acqua”, che ha puntato molto sul contatto con i cittadini e il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino