Maltempo e acqua alta a Venezia, la terza della storia. L'esperto: «Questo è il cambiamento climatico ma le barriere del Mose funzionano eccome»

VENEZIA - Il Mose funziona, anche in condizioni difficili. Lo ha dimostrato ieri, dopo tante polemiche. E dopo una lunga notte di lavoro (e altre in arrivo, viste le previsioni...

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VENEZIA - Il Mose funziona, anche in condizioni difficili. Lo ha dimostrato ieri, dopo tante polemiche. E dopo una lunga notte di lavoro (e altre in arrivo, viste le previsioni per i prossimi giorni) lo stesso responsabile del centro maree del Comune di Venezia, Alvise Papa, tradisce il suo solito aplomb per lasciarsi andare a un commento entusiasta, oltre che da tecnico, da veneziano che di acque alte ne ha vissute tante, magari a mettere in salvo magazzini con i piedi a mollo.

Cosa penso del Mose? Una figata pazzesca, ma così non lo si può scrivere...

«Con i 173 centimetri di oggi (ieri, ndr.), siamo alla terza marea della storia e a Venezia non se ne sono praticamente accorti! Stamattina a San Marco c'erano i turisti a spasso tranquillamente, con bar e negozi aperti. Straordinario. Il Mose funziona, eccome. E anche il tavolo tecnico che abbiamo creato con i tecnici del Mose sta dando i suoi frutti».

Terza acqua alta nella storia. Come siamo arrivati a questa nuova marea record?
«È la terza dopo i 194 centimetri del 4 novembre 1966 e i 187 centimetri del 12 novembre del 2019. I 173 di oggi hanno superato i 166 del 22 dicembre del 1979. Da un punto di vista meteorologico è un evento interessante. Spesso si parla di cambiamento climatico a sproposito. Stavolta, invece, questa acqua alta eccezionale va imputata proprio al cambiamento climatico. Da un punto di vista del contributo meteorologico non siamo ai massimi storici. La differenza l'ha fatta che si è presentato in coincidenza con una marea astronomica di 83 centimetri, che è un valore altissimo. E queste maree astronomiche così alte sono dovute proprio all'innalzamento dei mari, conseguenza del cambiamento climatico. Solo una decina d'anni fa le astronomiche al massimo arrivavano a 70 centimetri».


Un evento che a molti ha ricordato il 2019. Anche in quel caso si parlò di eventi estremi legati al cambiamento climatico. Un paragone corretto?
«In realtà si tratta di fenomeni molto diversi. Quello del 2019 fu davvero un evento estremo. Mai registrato. Il primo nel suo genere, che ci auguriamo di non vedere più. Oggi (ieri, ndr.) le cose sono andate molto diversamente. Ripeto il contributo meteo ha avuto un ruolo relativo, la differenza l'ha fatta la coincidenza con una marea astronomica alta. Se la perturbazione fosse arrivata due ore dopo i valori di marea sarebbero stati molto inferiori».


E le differenze con la marea record in assoluto del 1966?
«In quel caso l'evento fu molto simile a quello della tempesta Vaia del 2018».


Quando l'acqua alta a Venezia fece registrare, in un giorno solo, il 29 ottobre, due picchi di 156 e i 148 centimetri.
«Questo per una configurazione meteo con venti di scirocco intenso che soffiarono a lungo, come accadde appunto anche nel 1966. Nel 2018 il picco, tra l'altro, arrivò con la minima di marea. Altrimenti avremmo superato i massimi».


Ora ci aspettano altri giorni di maree eccezionali. Le previsioni danno 145 centimetri sia mercoledì che giovedì mattina. Che eventi vi aspettate?
«Dovrebbero essere eventi più semplici, senza questo vento di bora. Maree eccezionali legate però solo alla coincidenza tra la marea astronomica e la sessa, il fenomeno di oscillazione dell'acqua caratteristico dell'Adriatico. Fenomeni meno imprevedibili».


In prospettiva il cambiamento climatico quanto inciderà sulla frequenza delle acque alte?


«Difficile dirlo. L'innalzamento del mare aumenta il numero di alte maree, destinate ad essere sempre più frequenti. Quanto frequenti, non lo so. È un dato non disponibile».

 

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Il Gazzettino