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VENEZIA - La prima acqua alta autunnale è già stata annunciata da giorni, con 110 centimetri previsti alle 11.05 di oggi. Tutto è pronto affinché il Mose possa tornare a sollevarsi per lasciare la città all'asciutto. «Forse sarebbe stato meglio che la notte del 12 novembre di due anni fa l'edicola finisse in canale. Magari, con un fatto tanto eclatante, ci avrebbero ascoltato di più e avremmo ottenuto un risultato diverso». Quelle di Massimo Bonacin sono parole provocatorie, dettate da una situazione di fatto rimasta immutata nonostante i forti disagi già causati dall'alta marea all'attività Alle Guglie. Quella che, insieme ad Alvise Ballarin, Bonacin gestisce in fondamenta Cannaregio da una ventina d'anni, dodici dei quali proprio all'interno di quel chiosco divenuto ormai un punto di riferimento per gli abitanti della zona, che inizia ad essere lambito dall'acqua salmastra già con 90-95 centimetri, con conseguente calo della clientela.
Motivo per il quale a fine 2019 la richiesta alla Soprintendenza era stata una: poter spostare il chiosco di qualche metro, in una zona più alta dell'attuale di una trentina di centimetri. Più precisamente giù dal ponte delle Guglie, lato Rio Terà, dove fino a qualche decennio fa esisteva una piccola pescheria.
LA RICHIESTA
«L'amministrazione comunale si è dimostrata ben disposta e l'assessore Zaccariotto era venuta a fare un sopralluogo insieme a dei tecnici», precisa l'edicolante, ricordando come il chiosco sia stato oltretutto disegnato da un architetto del Comune, sotto approvazione della Soprintendenza, dunque esteticamente godibile. Elementi che però non sembrano sufficienti ai fini del trasloco di un'edicola che la notte dei 187 centimetri per poco non finiva in canale. A salvarla è stata solo la prontezza dei titolari e la rimessa in asse, la mattina dopo, dai vigili del fuoco. «L'impressione è che realtà piccole come la nostra vengano dimenticate. Alvise ed io siamo nati a Venezia e lavoriamo qui, ma non ci sentiamo tutelati. Da vent'anni cerchiamo di prediligere la venezianità, facendo di quest'attività un negozio di vicinato, eppure Ci era stata data la possibilità di spostarci a San Leonardo, ma ci allontaneremmo troppo dalla nostra clientela».
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Il Gazzettino