PORDENONE - La verità di Antonello Buonaventura, l'ex carabiniere accusato di violenza sessuale nei confronti di una donna sottoposta ai domiciliari, contrasta con le...
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I fatti risalgono al luglio del 2014. La vittima era agli arresti domiciliari. Secondo l'accusa, il militare avrebbe abusato dei suoi poteri di pubblico ufficiale pretendendo prestazioni sessuali. «Se non lo fai - sarebbe stata la minaccia - dico che ti ho trovato per strada e finisci di nuovo in carcere per evasione». L'imputato, difeso dall'avvocato Maurizio Mazzarella, ha negato. Avrebbe avuto un rapporto sessuale con la donna soltanto una volta e con il suo consenso («Mi disse lei dove andare con la macchina»).
Ha riferito che non era al corrente che la vittima fosse ai domiciliari. «Mi invitò a casa sua - ha riferito - In casa c'era la madre. Mi disse che tra una settimana sarebbe stata libera e allora le spiegai che non poteva mandarmi sms o telefonarmi. Dopo 15 giorni l'ho vista in giro con la mamma e pensai che fosse libera». Secondo l'accusa, la notte tra l'11 e il 12 luglio l'ex carabiniere fu sorpreso dall'allora fidanzato della vittima, che si mise ad urlare. Anche il capo condominio (vicino di casa della vittima) sentì il trambusto. Buonaventura ha però ricondotto la circostanza a una montatura della donna.
L'uomo - di cui ieri è stata ripercorsa anche la carriera nell'Arma, tra encomi e qualche ombra - è chiamato a difendersi da accuse pesanti: violenza sessuale aggravata e concussione. La difesa continua a mettere in dubbio l'attendibilità della vittima: «Tra ottobre e gennaio aveva inviato 1.650 sms, poi lo ha denunciato». Un'amica, sentita ieri, ha confermato di aver raccolto le confidenze della vittima. Le suggerì di denunciare il carabinieri, ma lei rispose che, essendo ai domiciliari, temeva di avere conseguenze.
Si torna in aula a maggio per gli ultimi testimoni e la la discussione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino