Santa Giustina. Peculato, dentista licenziato dall'Uls senza preavviso

Santa Giustina. Peculato, dentista licenziato dall'Uls senza preavviso
BELLUNO - «Revoca senza preavviso dall’incarico a tempo indeterminato a cui consegue l’impossibilità di conferimento di nuovo incarico...

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BELLUNO - «Revoca senza preavviso dall’incarico a tempo indeterminato a cui consegue l’impossibilità di conferimento di nuovo incarico convenzionale». Due righe alla seconda delle tre pagine pubblicate sul sito per chiarire che il dentista 64enne Cesare Werlick è stato licenziato. Si tratta di un provvedimento firmato dal direttore generale dell’Azienda Uls 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno. Nella delibera il Dg spiega di aver acquisito il parere favorevole del Direttore amministrativo, di quello sanitario e di quello dei servizi socio sanitari.

«Dopo anni di onorata carriera non mi meritavo questo trattamento» è stato il primo commento dell’uomo a uno dei suoi legali.
 
LA VICENDA
Per inquadrare il provvedimento bisogna fare un passo indietro e ritornare all’indagine che ipotizzava più reati a carico del dentista di Santa Giustina: abuso d’ufficio, peculato, mancata autorizzazione sanitaria per mantenere il suo ambulatorio aperto. A fine giugno il sostituto procuratore Marco Faion ha firmato la chiusura delle indagini aprendo i termini per la difesa, che può scegliere se rendere dichiarazioni al pubblico ministero. A condurre le indagini erano stati i carabinieri di Belluno. Tantissime le persone ascoltate. L’indagine, stando a quanto emerso, potrebbe essere nata da un dipendente che avrebbe notato “strani” giri di pazienti. Ma si tratta di un ipotesi. Così come sotto il capitolo ipotesi al momento vanno catalogate anche tutte le accuse. I fatti contestati comprendono il periodo tra il 2016 e l’ottobre 2018. Il professionista (difeso dall’avvocato Marco Cason) è un medico odontoiatra convenzionato Sai (specialisti ambulatori interni) con l’Usl di Belluno e, quindi, riveste il ruolo di pubblico ufficiale nello svolgimento delle proprie funzioni. Oltre a eseguire visite specialistiche, prescrive infatti le dimissioni dei pazienti sottoposti a visita e prevede l’intervento necessario per la tipologia di problematica. Quello che però non avrebbe potuto fare era indirizzare i suoi pazienti a farsi curare nel suo ambulatorio privato. La scusa che il professionista avrebbe usato era che la strumentazione dell’ospedale era inadeguata e questo si riteneva necessario un ulteriore controllo nel suo studio. Molto spesso il medico elaborava, secondo l’accusa formulata dalla Procura, seduta stante, un preventivo. Chiedeva dai 100 euro per una pulizia dei denti ai 12 mila euro per la ricostruzione della dentatura anteriore, dai 10 mila euro per la risistemazione completa della bocca a 20 mila euro per interventi dovuti dopo un ascesso molare. Ma c’è chi ha anche raccontato che gli sarebbero stati chiesti 30 mila euro per un intervento di ablazione dentale.
LA DIFESA

Mentre dell’aspetto penale se ne occuperà l’avvocato Marco Cason del provvedimento dell’Uls ad occuparsene è l’avvocato Francesco Masini. «Il mio assistito è molto amareggiato per questa vicenda, noi leggendo il provvedimento siamo convinti che il proseguimento del contenzioso ci stia tutto». Insomma la difesa è pronta a dare battaglia contro il licenziamento. «Nella fase iniziale del procedimento avevamo già consegnato una memoria in cui chiedevamo che l’iter venisse sospeso. Questo perché i fatti del procedimento penale collimano in parte con quello amministrativo. Noi faremo opposizione davanti al giudice del lavoro, in attesa di capire cosa succederà nel procedimento penale». Insomma, una vicenda lontana dall’essere conclusa. Quantomeno nelle aule di tribunale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino