Rissa di Monselice, il papà: «Mio figlio pugnalato per sbaglio, non era lui l’obiettivo». Accoltellato al volto anche l’amico

Il 15enne, colpito con 6 fendenti, aveva incontrato i tre nordafricani nel parco assieme a un coetaneo. A scatenare la lite sarebbe una questione di droga. Il padre: «Periodo critico, ma non beve e non fuma»

Rissa di Monselice, il papà: «Mio figlio pugnalato per sbaglio, non era lui l’obiettivo». Accoltellato al volto anche l’amico
 MONSELICE - C’è un altro ragazzo ferito dal “branco” al parco “Auser” di Monselice sabato pomeriggio: è stato colpito da un...

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 MONSELICE - C’è un altro ragazzo ferito dal “branco” al parco “Auser” di Monselice sabato pomeriggio: è stato colpito da un fendente al volto mentre cercava di salvare l’amico 15enne dalla furia degli altri tre giovanissimi nordafricani che l’hanno aggredito. I carabinieri stanno facendo luce sul fatto avvenuto all’ombra della Rocca, un episodio di violenza inaudita che ha sconvolto Monselice. Una lite, sfociata nel sangue, che sembra affondare le radici su una questione di droga: si parla di un panetto da 200 grammi scomparso o non pagato. Ma il padre del quindicenne che si è preso 6 coltellate e che ora è in rianimazione all’ospedale, ma non più in pericolo di vita è convinto che suo figlio sia vittima di un errore: «Credo che il vero bersaglio fosse il suo amico, il primo ad essere preso di mira da questi tre. Ma non ne sono sicuro. Un’altra ipotesi è che quei ragazzi possano essersi vendicati di una lite, avvenuta qualche settimana fa, che aveva coinvolto lui e altri nordafricani. Una cosa da ragazzi». E il genitore ritiene anche che non possa esserci davvero la droga come causa del fattaccio: «Non capisco perché. Mio figlio sta attraversando un periodo un po’ critico con la scuola, ma non fuma e non beve ed è un grande sportivo. Lo hanno colpito come fosse un criminale». 


LO SFOGO
«A chi ha accoltellato mio figlio vorrei chiedere: perché? - continua il padre del 15enne - Che motivo c’era di colpirlo sei volte, con tutta quella ferocia. Il fatto che a ferirlo siano stati dei minorenni ci sconvolge ancora di più». 
Il ragazzino, originario di un paesino della Bassa, è costantemente seguito in ospedale dalla madre. Ne avrà per parecchio tempo: per la natura delle ferite, lo attende una lunga degenza. Il papà racconta che i fendenti lo hanno colpito all’addome e alla schiena, arrivando a pochi millimetri dal fegato e da un polmone. Ad attutire i colpi e salvargli la vita potrebbe essere stata la notevole massa muscolare del ragazzino, patito del bodybuilding. 


LE INDAGINI 
I famigliari tentano di darsi delle spiegazioni, ma ammettono di non avere disposizione tutti gli elementi. Tasselli che stanno invece ricostruendo i carabinieri di Monselice, coadiuvati dal Nucleo radiomobile di Abano e del Nucleo investigativo di Padova. Il ferito è incensurato e i militari stanno stringendo il cerchio sui responsabili dell’accoltellamento, tre minori di origine nordafricana che sarebbero già stati individuati. 
Secondo le prime ricostruzioni, sembra che la questione ruoti attorno ad un panetto da 200 grammi di hashish. I tre nordafricani, da una parte, e dall’altra il 15enne e l’amico, rimasto anch’egli ferito, si sarebbero dati appuntamento ai giardinetti davanti al campo della Fiera per sabato pomeriggio. Sarebbe sorta una lite, degenerata poi in violenza. 
Secondo la ricostruzione che fa il padre del 15enne, il primo ad essere aggredito sarebbe stato l’amico di suo figlio, immobilizzato con un coltello alla gola, che divincolatosi, ha rimediato una ferita al volto. Altri testimoni, invece, avrebbero riferito ai carabinieri che l’amico è stato ferito perchè avrebbe cercato di proteggere il quindicenne. 
Poi lo spray al peperoncino, i calci, i pugni e infine i sei fendenti mentre il 15enne era a terra. I tre nordafricani si sono poi dileguati in direzione nord, verso viale della Repubblica, nascondendosi anche all’interno di un’abitazione. Nel mentre, il Suem soccorreva il ragazzino e, dopo averlo stabilizzato, lo trasportavano all’ospedale. 


LA RICOSTRUZIONE
«Sabato dopo pranzo, mio figlio mi aveva detto che sarebbe andato a Padova con un amico per comprare una maglietta. Io lo avevo sconsigliato perché faceva caldo e preferivo che andasse in piscina. Poi, dopo una settimana di lavoro, sono uscito per incontrare gli amici al bar. Verso le 17.30, ho ricevuto una telefonata dell’altro mio figlio, che mi avvertiva del ferimento di suo fratello. A quel punto, ho chiamato mia moglie, che alla notizia è stata colta da un attacco d’ansia. Siamo corsi in ospedale: vederlo in quello stato è stato un colpo durissimo». 


L’adolescente è riuscito a parlare con i famigliari in ospedale e avrebbe dichiarato che i suoi aggressori non sono di Monselice e che non li aveva mai visti prima d’allora. Prosegue: «Non capisco perché sia successa una cosa simile. Mio figlio sta attraversando un periodo un po’ critico con la scuola, ma non fuma e non beve ed è un grande sportivo. Lo hanno colpito come fosse un criminale».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino