Accoltellò l'amico, condannato a 2 anni. Per i giudici non è tentato omicidio

Borgo Stolfi, luogo dell'accoltellamento
PIEVE DI SOLIGO - Accoltellò l’amico al collo dopo una serata di bevute, ma i fendenti non erano in grado di uccidere. Così il 19enne Marco Szalbocs...

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PIEVE DI SOLIGO - Accoltellò l’amico al collo dopo una serata di bevute, ma i fendenti non erano in grado di uccidere. Così il 19enne Marco Szalbocs Viezzer è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per lesioni aggravate dall’uso dell’arma. E non per tentato omicidio, come sosteneva il pm Barbata Sabattini, che ieri durante la sua requisitoria aveva chiesto una condanna pesante: 13 anni e 6 mesi, insistendo sulla volontà omicidiaria del ragazzo. Il collegio ha accolto invece la tesi della difesa, riqualificando il reato. Il risarcimento dei danni, già versato alla vittima, ha fatto sì che le attenuanti generiche compensassero le aggravanti. Il ragazzo, ora ai domiciliari, non sconterà la pena in carcere ma beneficerà della condizionale visto che ha meno di 21 anni. Tornerà quindi in libertà e spera anche di riallacciare i rapporti con la vittima. «Il mio assistito è sollevato - commenta l’avvocato Marco Furlan, difensore dell’imputato -. Siamo soddisfatti che sia stata accolta la tesi che avevamo sostenuto fin dall’inizio e cioè che la coltellata sia partita per sbaglio». Un colpo non letale, come lo aveva definito la dottoressa del pronto soccorso che per prima visitò il ferito, il 19enne Adriano Zara. La lama, che è penetrata 8 centimetri tra la nuca e il trapezio, gli ha scheggiato una vertebra del collo. Alla stessa conclusione era arrivato anche il perito della difesa mentre dalla perizia psichiatrica era risultato che il 19enne non era lucido al momento dell’accoltellamento.

IL FATTO

Il fatto era avvenuto in borgo Stolfi a Pieve di Soligo, la sera del 4 ottobre scorso. «Quella sera io e il mio amico stavamo scappando dai miei genitori che volevano che rientrassi a casa. Io avevo il coltello in mano e durante la fuga l’ho colpito per sbaglio, complice l’alcol - aveva spiegato Viezzer due giorni dopo al gip, durante l’interrogatorio di garanzia -. Siamo amici, non avevo motivi per avercela con lui». Nel corso del processo era stata sentita in aula anche la vittima che aveva ricostruito i momenti precedenti e successivi all’accoltellamento. Adriano Zara aveva raccontato che aveva passato la serata in compagnia dell’imputato e che tra loro non c’era stata alcuna discussione. «Ancora non mi spiego il motivo per il quale mi abbia colpito alle spalle» aveva detto ai giudici. Il 19enne aveva anche aggiunto che, dopo aver sentito i colpi, si era girato incrociando lo sguardo di Viezzer: «Non ha detto nulla, dopo che l’ho guardato negli occhi è scappato via». Viezzer ha alle spalle un passato burrascoso: rapporti difficili con la famiglia adottiva, un percorso per uscire dalla tossicodipendenza e un figlio piccolo avuto con una coetanea. Ora è calato il sipario sul fatto di sangue. 

 

 

 

 

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Il Gazzettino