Padova. Esplosione in Acciaierie Venete, ora si attende il sopralluogo della Procura

Acciaierie Venete
PADOVA - Le indagini sulla potente esplosione nella sede di Acciaierie Venete, stanno entrando nel vivo. Oggi, giovedì 16 novembre, in tarda mattina, il pubblico...

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PADOVA - Le indagini sulla potente esplosione nella sede di Acciaierie Venete, stanno entrando nel vivo. Oggi, giovedì 16 novembre, in tarda mattina, il pubblico ministero Marco Brusegan, titolare del fascicolo, insieme al consulente nominato dalla Procura l’ingegnere Giuseppe Cardillo, effettuerà un sopralluogo nel capannone, ancora sotto sequestro, dove si è registrato l’incidente sul lavoro. La squadra degli inquirenti, formata anche dai tecnici dello Spisal e dai Vigili del fuoco, dovrà accertare se all’interno del capannone, dove è situata la fornace, sono state rispettate tutte le regole in materia di sicurezza sul lavoro. In quello stesso capannone, domenica 13 maggio 2018, quattro operai furono investiti da circa 90 tonnellate di acciaio fuso a 1.600 gradi. Due di loro, Sergiu Todita e Marian Bratu, morirono dopo mesi di agonia. Per quell’incidente mortale sul lavoro è ancora in corso il processo, dove tra gli imputati figura anche Alessandro Banzato proprietario di Acciaierie Venete.

Intanto gli indagati solo saliti a tre. Dopo la società e il direttore dello stabilimento Christian Frelich, nei guai è finito l’operaio Valter Lionello. Anche lui è stato accusato del reato di lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Il dipendente, per chi indaga, attraverso un joystick stava guidando un enorme contenitore sospeso con all’interno acciaio fuso a 1.600 gradi. Il suo lavoro consiste nello svuotare il cassone e riempirne un altro a terra al massimo fino all’80 per cento della sua capacità.

LA DINAMICA

Ma venerdì 27 ottobre avrebbe commesso un errore nella manovra e avrebbe versato una maggiore quantità di metallo fuso del previsto, tanto da provocarne la fuoriuscita. La materia incandescente è precipitata sul pavimento dove era presente dell’acqua. La reazione caldo-freddo ha di fatto creato un effetto-ordigno. La deflagrazione ha investito quattro operai: tre sono stati feriti leggermente e dopo poche ore sono stati dimessi dal pronto soccorso.

Non è andata così invece per il lavoratore bosniaco di 49 anni. Le sue condizioni restano gravi. Ricoverato in terapia intensiva è ancora intubato. Presenta ustioni di terzo grado nel trenta per cento del corpo. È costantemente seguito dall’equipe del reparto Grandi Ustionati dell’Azienda ospedaliera di Padova. Oltre alle ustioni ha subito diverse fratture, a causa dell’onda d’urto che lo ha travolto. Ma a ridurlo in queste condizioni è stato un errore commesso dal collega ora indagato? Secondo gli inquirenti non solo. Ad esempio non è chiaro come mai una operazione così delicata di versamento di materiale fuso da un contenitore all’altro, sia stata effettuata solo a livello manuale senza supporti tecnologici da parte dell’operaio addetto all’alto forno. Il sopralluogo di oggi nel capannone da parte degli inquirenti, servirà anche a svelare come avviene la lavorazione e lo spostamento dell’acciaio fuso.

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Il Gazzettino