Acciaierie Venete, i sindacati: «È lo stesso capannone dove sono morti Marian Bratu e Sergiu Todita»

Marian Bratu e Sergiu Todita, morti nel 2018
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PADOVA - Molti gli attestati di solidarietà e vicinanza alle famiglie espressa da sindacati e politici ai feriti e alle loro famiglie. Intorno alle 15 sono arrivati in azienda Michele Iandiorio, segretario generale della Fiom Cgil e Luca Gazzabin, segretario generale della Fim Cisl che si sono intrattenuti in un lungo colloquio con i vertici di Acciaierie Venete tra i quali il responsabile della sicurezza.


«Bisogna intervenire per invertire la rotta ed eliminare la possibilità che situazioni a rischio come questa possano verificarsi, fra le altre cose il capannone in cui si è verificata l'esplosione odierna è lo stesso coinvolto nella tragedia del 2018. A 5 anni di distanza vogliamo sottolineare che non si è ancora concluso il procedimento penale che coinvolge la dirigenza di Acciaierie Venete per la morte di Marian Bratu e Sergiu Todita - hanno detto i segretari al termine dell'incontro - e che alla luce di questa nuovo evento crediamo sia necessaria un ulteriore approfondimento delle condizioni di sicurezza del capannone e dei reparti di lavorazione a caldo. Attendiamo l'esito degli accertamenti dello Spisal e delle forze dell'ordine, ma non possiamo non dire che solo la casualità ha fato sì che non ci fosse un altro morto da piangere come conseguenza di quanto successo. Nelle prossime ore stabiliremo con le RSU eventuali azioni da intraprendere per la sicurezza dell'impianto e, soprattutto, per la salvaguardia dei lavoratori».


Sull'incidente è intervenuto anche il segretario generale della Cgil Aldo Marturano. «Non è accettabile che dopo quanto già successo, nella stessa azienda si possano verificare nuovamente incidenti simili e non ci sia la garanzia di completa e totale sicurezza in ogni suo reparto - ha sottolineato - chiediamo che al più presto venga convocato un tavolo per poter discutere ad ampio raggio della salute e sicurezza nei posti di lavoro. Sono anni che aspettiamo l'incremento del numero degli Ispettori Spisal da parte della Regione e che venga data piena realizzazione al protocollo sulla sicurezza siglato dalla stessa proprio dopo l'incidente di 5 anni fa». Il segretario generale della Uil Veneto Roberto Toigo ha affermato: «Ormai andare al lavoro è come andare in guerra: come è possibile? Mi sto chiedendo se manca qualcosa nei percorsi di formazione che vengono fatti per legge, se le aziende adottino davvero con rigore tutte le norme di sicurezza. Non può accadere e non lo accettiamo come sindacato che un lavoratore per aver svolto il proprio dovere, non possa tornare a casa: in Veneto, da inizio anno abbiamo registrato più di 60 decessi nell'ambito del lavoro».
«È evidente che bisogna fare qualcosa in più rispetto a quanto sia già stato fatto ha aggiunto Massimo Zanetti, coordinatore Uil Padova chiedo con urgenza un incontro con il prefetto e le istituzioni, le parti datoriali e quelle ispettive e di controllo per fare il punto su una situazione che ogni giorno di più fa crescere la preoccupazione e per realizzare quel protocollo di sicurezza che è stato siglato a Venezia».
Vanessa Camani capogruppo Pd in Regione ha parlato di forte apprensione. «Si tratta dell'ennesimo incidente sul lavoro: una scia che in Veneto sta segnando soprattutto negli ultimi mesi una escalation inarrestabile - ha puntualizzato - colpisce in particolare il fatto che già nel 2018, nello stesso reparto nel quale si è verificata l'esplosione, si registrò un altro incid

ente. È chiaro che, anche da parte della Regione non è più rinviabile la messa in campo di un intervento».


Alle Acciaierie Venete è arrivata anche l'ex assessore comunale Daniela Ruffini con il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Giuseppe Palomba. «Purtroppo si tratta di un evento che si ripete in questa azienda, la sicurezza sul lavoro è un tema centrale nel nostro Paese - ha commentato Ruffini - ormai quotidianamente si registrano incidenti sul lavoro e, fortunatamente in questa occasione non ci sono stati morti, ma un incidente sul lavoro ti segna per tutta la vita. È necessario rivedere le politiche della sicurezza ci sono famiglie che ancora aspettano giustizia». Il senatore Antonio De Poli nel ringraziare tutti i soccorritori afferma: «Non si conoscono ancora le cause: ci auguriamo si possa presto fare chiarezza per ricostruire la dinamica dei fatti. In questo momento, la cosa più importante è sperare il meglio per i tre operai feriti, in modo particolare per uno di loro che ha riportato gravi ustioni».
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Il Gazzettino