«Non accetteremo il fallimento di Acc, siamo pronti ad occupare la fabbrica»

Il presidio Acc sotto al prefettura
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BORGO VALBELLUNA - «Sappiate che non ci rassegneremo ad un fallimento. Provvederemo noi a tenere aperto lo stabilimento e ad impedire che vengano portati via i macchinari». E ancora: «Non potete trattarci come un cartone di latte scaduto».


I sindacati non mollano sul disperato caso della Acc di Mel, l’azienda in amministrazione straordinaria che il Governo, dal quale dipende, non ha sostenuto nella sua ripartenza dopo l’uscita dei cinesi, lasciandola ad un destino di stenti propedeutici al fallimento. Servivano 12,5 milioni di euro per ritornare in pista e sostenere la ripresa produttiva, ma quei soldi sono rimasti solo promesse di una politica “distante”.


Il dramma di oltre 300 lavoratori è arrivato ieri nuovamente sul tavolo del prefetto Mariano Savastano. C’erano i sindacati Fim-Fiom e Uilm, le Rsu, il commissario Maurizio Castro, il sindaco Stefano Cesa e, fuori, una delegazioni di operai. Un’ora e mezza di confronto, a tratti con gli occhi luci, per chiedere un suo intervento presso il Governo. E il prefetto non poteva che accogliere la richiesta, rendendosi disponibile a stilare una relazione che andrà al ministero dell’Interno. Si è trattato probabilmente dell’ultima mossa istituzionale per tentare richiamare la politica alle proprie responsabilità. Nel frattempo, il Ministero dello Sviluppo economico, a sorpresa, ha chiesto al commissario Castro di indire un’altra gara di vendita dopo il fallimento della prima. Eventuali manifestazioni d’interesse dovranno arrivare entro il 20 novembre, ma stavolta non nelle mani del commissario Castro ma di un notaio. Una mossa del Mise che sembra voler in parte esautorare Castro. Insolita anche la procedura di una seconda gara. Di prassi dopo la prima si passa alla trattativa privata che avrebbe condotto proprio Castro. Se entro il 20 non ci saranno offerte, si chiederà al Tribunale di convertire il commissariamento in fallimento.
La gravità della situazione è stata un macigno sul tavolo del prefetto dove, tra l’altro, pesa anche la questione Ideal Standard di Trichiana con i suoi 500 lavoratori in balia di un futuro che sembra aver preso la strada della possibile delocalizzazione. La sensazione tra i dipendenti Acc è quella di essere stati «abbandonati, traditi». In oltre un anno di commissariamento avevano dato il massimo per rimettere in moto il sito svuotato dai cinesi, ma quella liquidità necessaria per pagare i fornitori e tenere la produzione a pieno regime non è mai arrivata. 


«Non ci piegheremo - conclude Stefano Bona della Fiom - nessuno ci porterà via la nostra fabbrica».

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Il Gazzettino