Futuro Acc ed ex Embraco: mediazione politica su Italcomp

La manifestazione di Roma degli operai Acc
BORGO VALBELLUNA - La manifestazione di ieri a Roma dei lavoratori Acc (315) ed ex Embraco di Riva di Chieri (400) sembra aver dato un’accelerata al progetto Italcomp,...

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BORGO VALBELLUNA - La manifestazione di ieri a Roma dei lavoratori Acc (315) ed ex Embraco di Riva di Chieri (400) sembra aver dato un’accelerata al progetto Italcomp, la nuova società destinata ad assorbire le due aziende facendone il terzo polo europeo del freddo.


Ma il progetto ne è uscito nuovamente rimaneggiato, frutto di una evidente mediazione politica tra la posizione del ministro Giancarlo Giorgetti (Lega) che vorrebbe una società a capitale privato, posizione che aveva allarmato i lavoratori, e quella della sua vice, Alessandra Todde (5Stelle) che invece aveva sempre parlato di public company, con una quota in capo al pubblico del 70 per cento tra Stato, attraverso Invitalia, e le due Regioni coinvolte, Veneto e Piemonte. 
RSU DAL VICEMINISTRO
Così ieri la stessa Todde, dopo aver ricevuto due delegati delle Rsu di Acc, Nadia De Bastiani e Giorgio Bottegal, ha affermato che Italcomp procede, ma lo Stato entrerà nella nuova società solo se non ci saranno privati pronti ad investire. Una posizione che salva capra e cavoli ma che per essere credibile ha bisogno di date certe, ovvero: in che tempi dovrà farsi avanti l’eventuale privato? Senza uno scadenzario, infatti, rischia di essere un’altra agonia. Il caso Italcomp sarà al centro un supervertice con la Todde convocato per venerdì 23 alle 15 in modalità online. Saranno presenti tutte le parti interessate, venete e piemontesi. L’obiettivo dei sindacati è di arrivare alla stesura di un impegno scritto da parte del Governo. Con le parole non si va più da nessuna parte. Perché l’Acc ha finito i soldi ed ha già tagliato stipendi e produzione, nonostante la notevole mole di ordini, mentre per i lavoratori ex Embraco sono in arrivo i licenziamenti.
IL VIAGGIO DELLA SPERANZA
«L’impegno scritto del Governo - spiega Stefano Bona della Fiom, ieri a Roma con ben 32 lavoratori dell’Acc che si sono sobbarcati un lungo viaggio per cercare di salvare quell’azienda a cui hanno dato sudore e sacrifici - sarà fondamentale per ottenere un prestito dalle banche in attesa che passi il decreto Sostegni attualmente in commissione per l’esame degli emendamenti. La speranza è che ci sia un via libera di tutta la maggioranza».
Il Governo, infatti, per superare il no agli aiuti di Stato imposto dalla Commissione europea, è riuscito ad inserire nel decreto Sostegni, legato all’emergenza Covid, anche le aziende in stato di commissariamento come la Acc. Ma l’iter richiede tempo, quel tempo che a Mel è finito assieme ai soldi in cassa. «Abbiamo fatto bene - conclude Bona - ad andare a Roma. E’ servito per tenere alta l’attenzione. Ora attendiamo venerdì, che la deadline, o si fa un passo avanti o si muore. Ringrazio i lavoratori per essere stati presenti compiendo un altro grande sacrificio».
«MARCATO INTERVENGA»
Sul caso interviene anche Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, che invita l’assessore Roberto Marcato ad intervenire al più presto «per disegnare una strategia che dia nuovo slancio al polo produttivo bellunese». Lorenzoni, che aveva già incontrato le Rsu a Mel, sottolinea come a distanza di mesi non si sia ancora riusciti ad trovare liquidità ad un’azienda definita «con grandi e reali prospettive industriali».

I tentativi di stanare le banche, chiedendo 12,5 milioni di euro sono infatti sempre andati a vuoto. «Una cifra che è davvero poca cosa» prosegue il consigliere sollecitando Marcato ad attivarsi per «salvare un’eccellenza bellunese».
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Il Gazzettino