Abusi sessuali su una bambina di 7 anni: lo zio finisce davanti ai giudici

Una bambina di 7 anni è stata molestata dallo zio
TREVISO - «No, non sederti sul letto, sennò ti farà male come lo ha fatto a me». Sono le parole con cui una bambina di 7 anni ha confidato alla...

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TREVISO - «No, non sederti sul letto, sennò ti farà male come lo ha fatto a me». Sono le parole con cui una bambina di 7 anni ha confidato alla mamma gli abusi subìti dallo zio. Baci e palpeggiamenti sulle parti intime, avvenuti undici anni fa, a novembre del 2013, e per i quali oggi il parente è a processo. L’accusa è di atti sessuali con minore e ieri mattina, davanti al collegio del tribunale di Treviso, si è svolta la prima udienza dibattimentale. È stata proprio la mamma a ripercorrere la terribile vicenda che ha sconvolto la famiglia moldava, attraverso una testimonianza più volte interrotta dalle lacrime. Suo cognato all’epoca 31enne, faceva il corriere: recapitava pacchi dalla Moldavia all’Italia. Le due famiglie erano molto legate e i rapporti erano ottimi. Quella sera la mamma della piccola riceve una telefonata dalla sorella che le chiede di andare a prendere suo marito. È a Mestre, ha appena finito un viaggio ma ha bevuto parecchio, quindi non è il caso che si rimetta alla guida. La famiglia non ci pensa due volte: lo accoglie in casa e gli mette a disposizione il letto del figlio più piccolo, nella stessa camera della sorella. Mentre tutti dormono si sarebbe consumato l’abuso, scoperto soltanto la mattina dopo. 


LA CONFESSIONE

«Quando sono entrata in camera mia figlia era ancora a letto, come se stesse male - ha raccontato la donna in aula -. Mi sono avvicinata all’altro letto e a quel punto mi ha detto: “Non sederi sennò ti farà male, come ha fatto a me”. Lo zio l’aveva toccata nelle parti intime e poi si era toccato a sua volta». L’uomo l’avrebbe attirata nel suo letto approfittando del freddo: «Vieni qua, ti scaldo io». La famiglia, scossa, aveva messo subito alle strette il parente. Ma lui aveva negato gli abusi. A qualche mese di distanza la mamma aveva confidato l’accaduto alla pediatra, anche lei sentita come testimone. Dalla visita non erano emersi segni evidenti di lesioni e la dottoressa aveva spronato la famiglia a fare denuncia. E così è stato. Il processo ieri è entrato nel vivo, la famiglia della presunta vittima non si è costituita parte civile e finora l’imputato non ha avuto nessun contatto con il suo avvocato d’ufficio, il legale Roberto Foffani. Lo zio nel frattempo ha divorziato dalla moglie e la famiglia della ragazza ha fatto di tutto per farle dimenticare il trauma. Nonostante la convocazione, ieri mattina, la 17enne non si è presentata in aula. Alla prossima udienza, fissata a ottobre, però sarà costretta a farlo. «Lei non ricorda praticamente nulla. Perché deve rivangare questa storia terribile?» si chiede la mamma, addolorata. Ma la legge non transige. 

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Il Gazzettino