Violenze sui disabili, testimonianza choc su don Federico: «Così abusava di me»

Violenze sui disabili, testimonianza choc su don Federico: «Così abusava di me»
«Io avevo i diavoli in testa, cercavo un prete che mi aiutasse. Lui mi ha chiuso in uno stanzino, mi ha dato una sigaretta e poi mi ha toccato». Ieri la tensione si...

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«Io avevo i diavoli in testa, cercavo un prete che mi aiutasse. Lui mi ha chiuso in uno stanzino, mi ha dato una sigaretta e poi mi ha toccato». Ieri la tensione si tagliava col coltello quando è iniziata la deposizione di uno dei 4 giovani, tutti con problemi psichiatrici, che accusano di molestie don Federico De Bianchi, il 43enne ex parroco Santa Giustina e Val Lapisina, finito a giudizio con l'accusa di violenza sessuale. Fatti che sarebbero avvenuti tra il 2009 e il 2010 ma l'esposto in Procura da parte dell'allora Usl 7, per la quale il sacerdote svolgeva attività di cappellano negli ospedali, arrivò un anno dopo.

Secondo il pm Barbara Sabattini, il don, conosciuto come il prete social per il suo attivismo sui social, avrebbe approfittato delle condizioni dei 4 disabili, che all'epoca avevano tra i 18 e i 26 anni, per molestarli: molestie sessuali che si sarebbero ripetute in più occasioni. «Quel giorno - ha raccontato durante la sua deposizione uno dei ragazzi disabili (due si sono costituite parte civile, con l'assistenza degli avvocati Patrizia Vettorel e Jacopo Stefani) - ero andato a visitare una mia parente in ospedale. Avevo i diavoli in testa e ho pensato che un prete potesse aiutarmi». Dopo il preambolo il giovane, che soffre di un disturbo border line, racconta con grande lucidità quello che gli sarebbe accaduto. «Ho incontrato don Federico e gli ho spiegato il mio problema. Lui mi ha portato in una stanzetta dietro alla cappella dell'ospedale e mi ha offerto due sigarette. E mi ha chiesto di parlare dei miei peccati». Il giovane esita per qualche istante, poi continua: «Gli ho parlato della mia sessualità e don Federico mi ha detto che quelle mie esigenze non erano un peccato. Mentre parlavamo ha allungato le mani e mi ha accarezzato sopra i vestiti». La vittima ha poi aggiunto ulteriori dettagli. Particolarmente scabrosi. «Io ero congelato - ha aggiunto - Non stavo bene, prendevo dei farmaci che mi facevano sentire come immobilizzato».

In quel momento il nonno del giovane, che era andato con lui in ospedale, iniziò a chiamare il ragazzo al cellulare senza ottenere risposta, fino a quando avrebbe bussato alla porta della stanzetta in cui sarebbe stato chiuso dal sacerdote. «Il giorno dopo ho raccontato a mio nonno quello che è successo - ha aggiunto il giovane - ma forse non mi ha creduto. Poi è arrivata la telefonata di don Federico». E al ragazzo il prete avrebbe detto: «Non pensare che io sia gay, io i gay li studio».
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Il Gazzettino