Aborto, a Nordest solo il 28% vorrebbe cambiare la legge. In dieci anni dimezzato il numero di chi voleva una revisione restrittiva

Aborto, a Nordest solo il 28% vorrebbe cambiare la legge
Tra qualche mese, la legge 194 compirà 45 anni: il complesso di norme che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, infatti, è entrato in vigore il 22...

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Tra qualche mese, la legge 194 compirà 45 anni: il complesso di norme che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, infatti, è entrato in vigore il 22 maggio del 1978. Ed è su questo che l'Osservatorio sul Nord Est di Demos si concentra: a quasi mezzo secolo, qual è l'opinione dell'area sull'aborto? Per questo, abbiamo utilizzato il posizionamento rispetto all'affermazione "Bisogna rivedere la legge sull'aborto per limitare i casi in cui è lecito": ad essere moltissimo o molto d'accordo oggi è il 28% dei rispondenti.


È guardando alla serie storica, però, che possiamo vedere come è cambiato l'atteggiamento dell'opinione pubblica rispetto al tema. Nel 2007, era il 44% a sostenere la necessità di intervenire sulla normativa per limitare i casi in cui è lecito abortire, e il valore si mantiene sostanzialmente intorno a questa percentuale fino al 2013, quando, con un balzo, sfiora la maggioranza assoluta e raggiunge il 48%. Da allora, però, qualcosa sembra cambiare: tra il 2014 e il 2017, il valore torna a scendere, attestandosi al 44%, ma da qui sembra iniziare una discesa continua. Nel 2018, infatti, è il 40% a pensare che la 194 debba essere rivista in senso restrittivo, quota che scende ulteriormente nel 2022 (33%), fino ad arrivare all'attuale 28%: rispetto al valore del 2013 anno in cui abbiamo registrato la quota di consenso più ampia - il saldo è negativo di 20 punti percentuali.


Come si articola questa opinione nei diversi settori sociali? Il primo dato da mettere in luce è che in nessuno dei settori considerati il valore raggiunge la maggioranza assoluta, segno che la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza è entrata a far parte del patrimonio dei diritti che la collettività non è disposta a mettere in discussione.


Tuttavia, alcuni tratti possono essere messi in luce: mentre non sembrano esserci differenze sostanziali tra uomini (27%) e donne (30%), emergono altre caratteristiche che definiscono meglio il profilo. Dal punto di vista anagrafico, l'adesione all'idea che la 194 debba essere rivista in senso restrittivo tende a crescere all'aumentare dell'età: il favore tocca il suo massimo livello tra gli anziani (38%), scende al 23-27% tra gli adulti, si attesta intorno al 28% tra le persone di età centrale e non va oltre il 20-24% tra gli under-35.


Anche la religiosità non sembra spingere a contrapposizioni nette: l'idea di intervenire per limitare le possibilità delle donne di abortire si attesta al 27% tra i non praticanti e non va oltre il 25% tra quanti frequentano occasionalmente la Messa, ma anche tra chi va in Chiesa in maniera assidua il valore si ferma al 41%.


Vediamo, infine, il fattore politico: anche in questo caso, emerge una bassa propensione a modificare in senso restrittivo la legge 194. Il consenso verso questa ipotesi, infatti, si ferma al 14%-15% tra i sostenitori di Azione-Italia Viva e del Pd, e al 19% di tra chi voterebbe per il M5s, si attesta intorno alla media dell'area tra gli elettori della Lega (25%) e di Forza Italia (30%) e supera questa soglia tra chi guarda a FdI ma, anche in questo caso, l'adesione non va oltre il 38%.

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Il Gazzettino