​Abdon Pamich, l'esule che entrò nel mito. «Con lo sport ho vendicato le ingiustizie»

Abdon Pamich, l'esule che entrò nel mito
RONCADE - Un mito dello sport come Abdon Pamich, campione olimpico a Tokyo 1964 nella marcia, 5 volte olimpionico e portabandiera a Monaco 72 ha illuminato l'evento...

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RONCADE - Un mito dello sport come Abdon Pamich, campione olimpico a Tokyo 1964 nella marcia, 5 volte olimpionico e portabandiera a Monaco 72 ha illuminato l'evento "Sportivi giuliano dalmati d'oro - Storie di ieri e di oggi", con il quale l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia guidata da Italia Giacca, ha celebrato gli sportivi giuliano dalmati al "Perché" di Roncade.


ITALIANO DI FIUME
«Mi definisco un italiano di Fiume -esordisce Pamich- Nel 1947 sono fuggito con la famiglia dalla mia terra per non restare sotto il controllo della Jugoslavia di Tito. Quando sono partito non avevo nulla se non i vestiti. Siamo partiti di notte prima in treno e poi a piedi. Per arrivare a Trieste 20 ore dopo, dove ci hanno sfamato e salvato». Nato il 13 ottobre 1933, Pamich è stato uno dei più longevi marciatori di sempre, restando ai vertici per circa un ventennio. «Ho sempre voluto fare sport, avevo una grande resistenza naturale perché fin da piccolo andavo a camminare tra i monti. Inoltre avevo un grande fiato dovuto alle tante ore di nuoto fatto fin dalla tenera età». Pamich iniziò la marcia per caso. «Non la scelsi. Il mio allenatore sin dal primo allenamento mi fece praticare quella disciplina. Tanti fiumani negli anni hanno eccelso nello sport, probabilmente perché nella nostra zona si incrociavano diversi tipi di culture e questo ci faceva avere delle doti naturali per lo sport. Forse però era anche un modo per dimenticare tutte le sofferenze vissute. Nello sport, come nella vita, ho sempre bisogno di misurarmi con me stesso, di superare i miei limiti, per dimostrare di valere qualcosa e aumentare l'autostima. Certe forze di cui magari non conosciamo l'esistenza vengono proprio dalle nostre debolezze, e dalla voglia di vendicare le ingiustizie subite. Nella mia carriera non sono mai stato aiutato, tutto me lo sono meritato rimboccandomi le maniche e sacrificando tutto me stesso per raggiungere gli obbiettivi. Ho avuto la fortuna di avere intorno le persone giuste, a partire dalla mia famiglia».


ANDRETTI E GRANBASSI


Durante l'evento sono state anche ricordate le storie strazianti degli esuli e delle vittime delle foibe. Tra le tante quella di Mario Andretti ex pilota di F1, nato a Montona in Istria. In un video ha raccontato di come tutt'ora sia molto legato alla sua regione d'origine dove nacque la passione per la velocità. Anche Margherita Granbassi, bronzo a Pechino 2008 nella scherma, ha raccontato il legame all'Istria dove nacque il padre. Un suo pro-zio fu tra i primi a raccontare in un libro la tragedia delle foibe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino