PORDENONE - Giovanni è sempre stato un personaggio fuori dagli schemi, sopra le righe, refrattario alle regole e aperto alle sperimentazioni. Lo dimostra una vita "irta" di...
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Nel 1986 il salto di qualità, con il passaggio alla locanda "Al Gallo" di via San Marco, dietro il Municipio, che trasformò da piccola osteria in ristorantino raffinato, affiancato ancora una volta dal fratello Piero e da papà Vittorio. Un successo durato una decina d’anni, terminato dopo la morte del padre.
Nel ’98, assieme a un amico, aprì l’Ave Caesar a Polcenigo. Una taverna romana con tanto di galline scorazzanti, cameriere travestite da ancelle e lui, anfitrione di questo sogno storico, bardato come un centurione romano. Un sogno durato una notte o poco più, al quale si sostituì, nel 2003, grazie a un bando del Comune di Pordenone che stava finendo di restaurare il convento di San Francesco, il Caffè Letterario di piazza della Motta, a Pordenone, la sua creatura più amata e anche quella per cui ha più sofferto. Sposato in prime nozze con Doris Andreutti, poi con Sonia Sist, impagabile organizzatrice di centinaia di mostre, concerti, feste ed eventi, abile intessitrice di pubbliche relazioni. Tanti anni insieme felici, poi la separazione.
Giovanni si butta sul lavoro, si fa coinvolgere in mille progetti, dalla musica aromatica, con tre cd assieme all’amico Philip Pigozzo e con la partecipazione di Nevio Basso, Piero Cescut, Massimo De Mattia, Bruno Del Ben e Luca Grizzo, all’aromaterapia, con la pubblicazione di un libro in veste di maestro di sauna, una passione che lo aveva coinvolto ed entusiasmato. Memorabili anche le sue interpretazioni del pubblico ministero nel Processo e rogo della Vecia di metà Quaresima. L’ultima scossa è stata l’ingiusta esclusione dal bando per la gestione del locale che lui, assieme a Sonia, aveva creato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino