PAESE (Treviso) - La parola di un pubblico ufficiale ha valore di prova su fatti oggettivi, non su valutazioni o giudizi personali. È con questa motivazione che la Cassazione ha...
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Contestazione che non si basava, però, su un accertamento tecnico della velocità, ma su un giudizio degli agenti. La contravvenzione era stata inizialmente annullata dal giudice di pace, ma poi il Tribunale su ricorso del Comune di Paese, ribaltò il giudizio condannando l’automobilista a pagare la multa, oltre a 650 euro di spese di lite.
La Cassazione, a cui si sono rivolti gli avvocati Guido Simonetti e Lorenzo Pasculli, ha quindi dato ragione all’automobilista, censurando la decisione del Tribunale di Treviso e rimettendo gli atti ad un nuovo giudice che non potrà che annullare la multa. La Suprema Corte scrive che la parola di un pubblico ufficiale ha valore di prova (fatta salva querela di falso) se riguarda fatti oggettivi, come ad esempio il colore di un’auto, o il fatto che un automobilista indossi o meno le cinture di sicurezza.
Il giudizio di pericolosità della velocità «implica un’attività di elaborazione da parte dell’agente accertatore... - si legge nella sentenza - Detta valutazione è priva di efficacia probatoria privilegiata» e dunque necessita di ulteriori elementi che la possano confermare al fine di poter essere utilizzata.
Quel giorno gli agenti della polizia locale erano appostati con un’auto "civetta" a bordo della quale c’era un autovelox, ma alla contravvenzione notificata non allegarono alcun rilievo strumentale. Al Comune di Paese il tutto finirà per costare qualche migliaio di euro di spese legali, oltre alla restituzione di 74 euro all’automobilista mestrino. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino