Gli 800 anni del Bo: la Specola, da torre di guerra a osservatorio astronomico

PADOVA - Passando su Riviera Paleocapa è d’obbligo uno sguardo in alto. Verso la torre del castello carrarese che nel Duecento veniva chiamata Torlonga. Il mondo oggi...

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PADOVA - Passando su Riviera Paleocapa è d’obbligo uno sguardo in alto. Verso la torre del castello carrarese che nel Duecento veniva chiamata Torlonga. Il mondo oggi la conosce come Specola. Ezzelino III da Romano la utilizzò come torre di vedetta per individuare i nemici e come prigione, la stessa funzione l’ebbe con i Carraresi nel IV secolo. È con il dominio della Serenissima che la Specola venne trasformata in osservatorio.


«Il 21 marzo 1767 Giuseppe Toaldo, il primo direttore dell’osservatorio astronomico, e l’architetto Domenico Cerato ricevettero le chiavi della torre per iniziare i lavori di ristrutturazione – spiega Valeria Zanini, docente di Storia dell’astronomia – Già nel 1761 la Serenissima aveva decretato la realizzazione di un osservatorio a Padova e Toaldo cominciò a girare l’Italia per capire come doveva essere fatto. All’epoca la Specola aveva perso la sua funzione difensiva ed era un deposito di armi e munizioni. Per gli astronomi aveva un grande vantaggio perché si trovava a sud della città quindi l’orizzonte era completamente libero. Inoltre era una costruzione solida, le pareti sono spesse tre metri in alcuni punti, ed era già orientata ai punti cardinali, un vantaggio per collocare gli strumenti».


LA TRASFORMAZIONE
Da quel momento la Specola diventò osservatorio. Cerato innalzò la torre e fece affrescare la sala delle figure, quella più alta, dal pittore vicentino Giacomo Cesa. Dopo Toaldo, divenne direttore il nipote Vincenzo Chiminello che si trovò ad affrontare una situazione a dir poco difficile. Padova era caduta nelle mani degli austriaci e per anni lui e i docenti resteranno senza stipendio, senza aiuti. «Il suo merito è quello di aver tenuto in vita l’osservatorio – prosegue Zanini – Nel 1817 venne nominato direttore Giovanni Santini che ricoprirà la carica per 60 anni, fino alla morte. Sotto la sua direzione vediamo il passaggio dall’astronomia di posizione all’astrofisica con l’introduzione degli spettroscopi. Ma con l’avvento del Regno d’Italia l’astrofisica italiana rallenta e rinascerà con la realizzazione dell’osservatorio di Asiago, inaugurato il 27 maggio 1942, in piena seconda guerra mondiale».


IL CONFLITTO


Durante la prima guerra mondiale Padova aveva una posizione strategica rispetto ai campi di battaglia. Libri e strumenti vennero impacchettati e spediti ad altri osservatori per preservarli dai bombardamenti. La Specola fu svuotata, diventò rifugio antiaereo e luogo di avvistamento per gli aeromobili nemici: la guerra del 15-18 è stata la prima a vedere in campo anche gli aerei. Alla fine del conflitto l’allora direttore Antonio Maria Antoniazzi si rese conto che la torre non era più il luogo adatto per le osservazioni astronomiche e cominciò a cercare altrove. Una prima ipotesi guardava al castello del Catajo a Battaglia Terme ma una contesa tra eredi lo fece desistere. Antoniazzi sta per stringere un accordo per villa Rezzonico a Bassano del Grappa ma nel 1923 l’osservatorio diventa ente giuridico autonomo, scorporato dall’università. E i fondi ministeriali destinati agli Atenei non arrivarono più. Fu il successore di Antoniazzi, Giovanni Silva a far costruire l’osservatorio di Asiago, inizialmente pensato come succursale e poi diventato osservatorio dell’Università. Da questo momento ebbe inizio la storia moderna dell’astronomia padovana. Nel 1999 è stato creato l’Istituto nazionale di astrofisica che accorpava tutti gli osservatori anche se la Specola ha continuato a lavorare in forte sinergia con l’università. Da 20 anni accoglie visitatori nella sua parte museale e ospita i laboratori in cui si costruiscono strumenti da inviare nello spazio o alle missioni internazionali.


 

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Il Gazzettino