Festa del 25 aprile? Il liceo Fermi cita il “bòcolo rosa” e il revisionismo: scoppia la polemica

Festa del 25 aprile? Il liceo Fermi cita il “bòcolo rosa” e il revisionismo: scoppia la polemica
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PADOVA - Due righe, il sottotitolo alla pagina celebrativa della Festa della Liberazione del liceo scientifico Fermi ha scatenato un’alzata di scudi da parte di genitori e di parte della comunità accademica del Bo. «Settantasei anni fa il 25 Aprile, il giorno di San Marco in cui a Venezia si offre un “bòcolo” di rosa a tutte le donne, un giorno che ha diviso il secolo in due tronconi, un giorno che ha il sapore della libertà» sono le parole incriminate che compaiono sul sito della scuola. I genitori di una classe hanno contattato la preside Alberta Angelini e il professor Stefano Visentin, docente di Storia del pensiero politico all’Università di Urbino e papà di uno studente del Fermi, ha scritto una lettera aperta firmata da altri 9 colleghi del Bo. «Che un’istituzione pubblica titoli il ricordo del 25 Aprile a partire da una tradizione che ormai anche a Venezia ha perso di significato, per certi versi fa sorridere, per altri invece suona come inquietante – si legge – a sorridere per la patina un po’ antiquaria, da salottino belle époque, del riferimento al bocciolo di rosa regalato alla morosa, in anni del MeToo e del Non Una di Meno; ma appare inquietante perché la dimenticanza delle motivazioni per cui in Italia si festeggia il 25 Aprile suona tristemente in sintonia (speriamo solo per superficialità) con una volontà revisionistica che attraversa il paese».


Ci sono altri modi per attualizzare il 25 Aprile, spiega Visentin, «non si coltiva la memoria portando una candela all’altarino, lo si fa attraverso la comprensione che certi eventi hanno conseguenze anche al giorno d’oggi. Penso più a una leggerezza – sottolinea – piuttosto che a una volontà revisionista. Ma in un momento in cui ci sono assessori (vedi il caso Donazzan alla foiba Buso de La Spaluga sull’altipiano di Asiago, ndr) che celebrano questa data importante nel cimitero di un gruppo paramilitare, quella frase stona. A maggior ragione perché se si va all’interno della pagina si trovano contenuti davvero interessanti sulle donne che hanno contribuito alla Resistenza».


L’AUTORE


Ad aver scritto quel sottotitolo è stato il vicepreside Sergio Giorato, docente di storia e filosofia e cultore della storia locale, oltre che direttore artistico del museo di arte contemporanea Dino Formaggio di Teolo. «Premesso che i sottotitoli prevedono un limite di caratteri quindi ho dovuto sintetizzare, il mio voleva essere un gesto di gentilezza verso le donne visto il contesto attuale – sottolinea Giorato – ho nella mente il video di Beppe Grillo riguardo la denuncia di stupro nei confronti del figlio, parole quelle del leader politico che non si possono sentire. Ho voluto ricordare una tradizione locale che coincide con una giornata fondamentale per la nostra storia e all’interno della pagina ho inserito contenuti dedicati alle donne nella Resistenza. Non era irriverente e non me ne pento, lo rifarei. È un passaggio poetico, un implicito omaggio alla donna. Il valore della Liberazione è stato rispettato appieno». La preside, Alberta Angelini, ha aggiunto che «nessuno mette in discussione l’importanza del 25 Aprile. La nostra scuola ogni anno con le classi quinte ricorda il sacrificio di Francesco Sabbatucci, morto in via Configliachi sotto i proiettili del nazifascismo. Credo sia un attacco ingiusto, il professor Giorato è uno storico di valore che ogni anno fa un grande lavoro per ricordare con gli studenti la Liberazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino