22 ex primari tornano "in trincea" per curare gratuitamente i poveri

L'ambulatorio di via S.Quirino a Pordenone in cui vengono curati i pazienti
PORDENONE - Da cento visite specialistiche in un anno ad altrettante in meno di due mesi. Lo studio medico solidale, che ha trovato spazio nei prefabbricati ristrutturati di via...

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PORDENONE - Da cento visite specialistiche in un anno ad altrettante in meno di due mesi. Lo studio medico solidale, che ha trovato spazio nei prefabbricati ristrutturati di via San Quirino, da inizio anno ha fatto registrare un boom di accessi. Duplice la chiave di lettura di questo successo: se da una parte l'attività solidale era stata poco pubblicizzata e i criteri di accesso erano alquanto rigidi e selettivi, dall'altra è sempre più evidente come, a causa della crisi economica, molte persone siano costrette a rinunciare alle visite specialistiche. 


I MEDICI Da più di un anno nei locali di via San Quirino operano, a titolo gratuito, 22 medici: sono quasi tutti ex primari - ora in pensione - dell'ospedale civile di Pordenone e del Cro di Aviano. Hanno sposato il progetto che tre anni fa era partito da Raffaella Manias, cittadina impegnata nel sociale, che a sua volta era riuscita a coinvolgere il sindaco Alessandro Ciriani e il vice Eligio Grizzo che ha in mano la delega alle Politiche sociali. Continua ad essere tutt'ora fondamentale il sostegno della Fondazione Bcc Pordenonese con in testa il suo presidente Giancarlo Zanchetta, l'associazione San Pietro Apostolo e dall'Ordine dei medici rappresentato da Guido Lucchini. «L'inizio - racconta Raffaella Manias, moglie di Elio Campagnutta, uno dei medici che opera all'interno della struttura - non è stato dei più convincenti, nonostante attorno a questa iniziativa ruotassero ambizioni ed aspettative. Il servizio coinvolgeva i comuni che fanno parte dell'Uti Noncello (Pordenone, Porcia, Fontanafredda, Roveredo in Piano e Zoppola) e per accedervi i cittadini dovevano dimostrare di avere un Isee non superiore ai 6mila euro. Con questi paletti in un anno abbiamo registrato soltanto 100 accessi: numeri mortificanti, che stavano a dimostrare come, nonostante la buona volontà di tutti, c'era qualcosa che non andava. Che doveva essere cambiato». Il cambio di passo è arrivato al termine di una cena ad Azzano Decimo, organizzata dall'associazione San Pietro Apostolo che conta più di 400 volontari: «E' partorita l'idea di estendere il servizio dello studio medico solidale anche alle altre Uti della Destra Tagliamento chiarisce Manias e di rivedere l'Isee che, dopo un'attenta valutazione, da 6mila è stato portato a 13mila euro: in linea con gli standard nazionali».


IL BOOM É stata poi avviata una massiccia campagna informativa, che ha coinvolto, tra le altre, parrocchie, Caritas e farmacie. Un'operazione capillare e allo stesso tempo certosina, che ha dato subito i frutti sperati: tra gennaio e febbraio gli accessi sono stati un centinaio. «Voglio subito chiarire un aspetto: lo studio solidale - precisa la coordinatrice Manias - non va in nessun modo a creare una concorrenza con le altre strutture sanitarie presenti sul territorio. Infatti secondo uno degli ultimi rapporti Censis, 12 milioni di italiani hanno difficoltà a pagare le spese mediche. L'idea di questo progetto nasce da qui, si fonda su basi solide e si realizza grazie all'impegno di 22 medici volontari (dal cardiologo al ginecologo, dall'oculista all'ortopedico solo per citare alcune specializzazioni) ma soprattutto grazie all'apporto indispensabile di Fondazione Bcc Pordenonese, San Pietro Apostolo, Comune e Ordine dei medici». Lo studio risponde all'esigenza di famiglie e persone in difficoltà che hanno bisogno di una visita ad alta specializzazione, ma spesso rinunciano a causa dei costi elevati. Un pool composto da oltre 20 medici in pensione tra ex primari e specialisti fornisce loro, a titolo volontario e gratuito, le visite specialistiche. «Si percepisce in queste persone racconta Manis una difficoltà oggettiva, che sta nel non avere a disposizione i soldi necessari per pagarsi una prestazione medica. Una condizione che, purtroppo, sta interessando sempre più cittadini». 

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Il Gazzettino