Suicida a 14 anni. In quell'hotel i ragazzini fanno «prove di coraggio»

Suicida a 14 anni. In quell'hotel i ragazzini fanno «prove di coraggio»
PADOVA - Entrare nell'hotel Palace era considerata una prova di coraggio. A rivelarlo un giovanissimo conoscente della famiglia della giovane che domenica scorsa si è uccisa...

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PADOVA - Entrare nell'hotel Palace era considerata una prova di coraggio. A rivelarlo un giovanissimo conoscente della famiglia della giovane che domenica scorsa si è uccisa lasciandosi cadere dal tetto della struttura, chiusa dal 2009.






UNA STRUTTURA ABBANDONATA "CONQUISTATA" DAGLI ADOLESCENTI

Un ampio spazio, dieci i piani, nel quale era stata molte volte segnalata la presenza di persone, anche di notte, e che per alcuni ragazzini sarebbe stato luogo ideale per rifugiarsi senza essere visti. A fumare, a bere ed anche solo a stare tra loro, certi che nessuno li avrebbe sorpresi. Ma prima di tutto entrare nell'ampio complesso sarebbe stato un atto di distinzione. Proprio così. Già superare il giardino ormai lasciato all'abbandono era il primo moto d'orgoglio, entrare poi nell'edificio voleva dire dimostrare di essere veramente impavidi sapendo che gli spazi erano "visitati" anche da altre persone e di certo non turisti. Tra alcuni giovanissimi della zona superare le barriere, quelle posteriori soprattutto con due evidenti passaggi ora bloccati, era dimostrazione di distinzione nel gruppo. Dinamica questa che rientra nelle modalità di comportamento delle aggregazioni tra pre-adolescenti. Ci era già entrata anche la quattordicenne? Ad ora è impossibile saperlo.



«Da quasi tre anni l'abbandono dell'hotel era totale, io e il mio vicino abbiamo trovato parte della recinzione rotta, evidente segno di una via di fuga creata appositamente», dice un residente.



«Tapparelle aperte mentre una volta erano chiuse, rumori a qualsiasi ora e certe notti anche luci di torce elettriche». «C'erano personaggi strani - è un altro commento - giovanissimi non ne abbiamo visti, ma una volta passata la rete, nessuno vede più nulla».



Carabinieri e polizia locale avevano controllato, una nuova messa in sicurezza era già prevista ed ovviamente tutto è stato anticipato. Nessuno può sapere cosa sarebbe successo se fosse stato impossibile accedere alla sommità. Ora nuove indagini. Quello che è certo è che la famiglia è stata vicina al massimo alla primogenita. «Questa è una tragedia della quale nessuno ha colpa, poteva capitare in qualsiasi famiglia. Nessuno è esente da questo pericolo e questo sacrificio sta facendo riflettere tutti - ribadisce il sindaco di Fontaniva, cittadina della ragazzina, Marcello Mezzasalma - i genitori hanno risposto subito alle istanze della scuola, il padre era particolarmente attento alle necessità della figlia che l'anno prossimo sarebbe andata nella scuola che più gradiva. Come adulti dobbiamo riflettere. Siamo impreparati nella conoscenza della rete».







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Il Gazzettino