LE MANS - Non ha vinto, ma ha convinto. Eccome se ha convinto. Le due Toyota TS 030 Hybrid sono state protagoniste assolute della 24 Ore di Le Mans, soprattutto perché...
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IBRIDO QUASI DI SERIE
Prevista inizialmente in un unico esemplare, le TS 030 sono state alla fine due, ma il debutto è stato rimandato dalla 6 Ore di Spa-Francorchamps a Le Mans a causa di un incidente che ha causato la distruzione di una vettura. Il suo sviluppo è stato portato avanti per il telaio e l’aerodinamica a Colonia, presso la Toyota Motorsport, mentre per il motore e la parte ibrida tutto il lavoro è stato compiuto in Giappone. Si dall’inizio prevedendo sia il motore elettrico anteriore sia quello posteriore, ma alla fine è stata scelta quest’ultima soluzione che esclude la trazione integrale, ma viceversa consente di utilizzare il motore elettrico anche al di sotto dei 120 km/h che dunque può fornire la propria spinta supplementare all’uscita delle curve, specialmente quelle più strette, e può anche funzionare da solo consentendo alla TS030 di marciare sulla corsia dei box a emissioni zero, proprio come accade alle Toyota ibride di serie, dalla prima Prius fino all’ultima Yaris Hybrid.
SUPERCONDENSATORI E TANTI SEGRETI
La TS 030 ha un telaio in fibra di carbonio e alluminio progettato e realizzato internamente e monta un V8 di 3,4 litri aspirato con angolo tra le bancate di 90 gradi. Il motore elettrico è inserito tra quest’ultimo e il cambio sequenziale a 6 rapporti, una soluzione diversa da quella adottata sulle auto di serie, che hanno una trasmissione a variazione continua di rapporto integrata. Questa differenza è dovuto innanzitutto al regolamento, che vieta ogni forma di automatismo per il cambio, ma forse anche per sviluppare un nuovo sistema ibrido da destinare alle auto sportive. Massimo riserbo sui dati di potenza e coppia e sulle altre caratteristiche tecniche dei motori e sulle modalità della loro interazione. Si sa però che il cambio è trasversale, soluzione inusuale sulle vetture da corsa, e la frizione è del tipo multidisco, probabilmente per armonizzare i due motori nel modo più efficace e gestibile. L’elettrico è alimentato da superconduttori, e non da batterie al Nickel Metal Idruro o agli ioni di litio come sulle auto di serie, poiché sono molto più leggeri, compatti e veloci sia nell’immagazzinare l’energia recuperata in frenata sia nell’erogarla.
POCO RUMORE PER COSA?
I piloti Toyota sono entusiasti della spinta dell’elettrico in uscita dalle curve e questo conferma anche le testimonianze dei piloti di altre squadre che definiscono “impressionante” la potenza delle TS 030. In realtà si tratta della coppia impressa a bassa velocità, anzi da voci carpite all’interno del team giapponese, la potenza massima del V8 sarebbe più bassa di quella del V6 Audi. Questo sarebbe confermato dalla relativa silenziosità del motore del motore a combustione interna che, pur non pareggiando assolutamente il diesel tedesco – merito del filtro antiparticolato che fa anche da silenziatore – è meno lancinante di quello emesso da molte altre auto in gara, persino di quelle derivate dalla serie eppure le prestazioni in velocità massima sono pari a quelle delle Audi. Questo lascia pensare che nel V8 vi sia qualche segreto che i tecnici giapponesi non vogliono svelare o che la TS 030 abbia un’efficienza aerodinamica superiore. Di sicuro, la TS 030 si è dimostrata nettamente più veloce delle e-tron quattro nel secondo settore, dove ci sono i tratti dritti più lunghi e rallentamenti e accelerazioni sono più violente. I piloti possono regolare il boost del motore elettrico e il grado di recupero di energia in frenata che inevitabilmente modifica anche il bilanciamento della forza frenante. Altro particolare curioso è l’adozione di pneumatici di grandi dimensioni anche all’avantreno come sull’Audi, nonostante le ruote anteriori non siano motrici. Il servosterzo utilizzato è del tipo idraulico e non elettromeccanico come sulle auto di serie. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino