TARRAGONA - Per la quattordicesima volta in 68 anni di storia la Seat ha fatto ricorso alla toponomastica spagnola per battezzare un modello. Nasce così Tarraco, il primo...
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Con la sua lunghezza di 4.735 mm il nuovo modello, svelato nella suggestiva e simbolica cornice della Tarraco Arena, l’ex Plaza de Toros della città, si inserisce in un segmento capace non solo di garantire margini elevati, ma anche accreditato di interessanti margini di crescita che nel 2025 dovrebbero portare le vendite mondiali dalla categoria a 2,8 milioni di unità annue.
Il suo esordio cade in un momento particolarmente propizio per il marchio, che dopo aver faticato a lungo per trovare una precisa collocazione sul mercato e nell’ambito del gruppo Volkswagen di cui fa parte dal 1985, ha imboccato da tre anni la strada della crescita solida e costante, propiziata dalla più massiccia offensiva di prodotto della sua storia, sostenuta dai 3,3 miliardi di investimenti previsti dal piano strategico 2015-2019 e testimoniata dalla cadenza delle novità – una ogni 6 mesi – presentate negli ultimi sei anni. Un ritmo destinato a continuare almeno fino al 2020.
Una crescita che non accenna a rallentare e che coinvolge tutti i mercati in cui Seat è presente, dall’Europa all’America Latina alla Cina, come confermano i risultati di vendita dei primi 8 mesi di quest’anno, con il +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ottenuto grazie alle 384.000 vetture consegnate nel mondo e un andamento quasi altrettanto brillante a livello europeo: +19% sul mercato continentale, con punte d’eccellenza in Italia (+28% a 15.125 unità con lo stesso incremento della Germania, +31% in Francia, +26% nel Regno Unito).
Per quanto riguarda l’aspetto esterno, il team di design diretto da Alejandro Mesonero ha fatto davvero un lavoro eccellente. Le proporzione equilibrate e le linee filanti accentuano la sportività della vettura e quasi ne «nascondono» le reali dimensioni, davvero importanti almeno secondo il metro di giudizio europeo. Non a caso, la Seat Tarraco sarà disponibile (avvio degli ordini entro fine anno per consegne a partire dall’inizio del 2019) anche in configurazione a 7 posti che non incide più di tanto sulla capacità del bagagliaio, il cui volume cala solo di 60 litri (da 760 a 700) dopo l’installazione delle due sedute aggiuntive.
Nel grande e accogliente abitacolo spiccano l’elevata qualità dei materiali e la cura nelle lavorazioni che ben si sposano con la sensazione hi-tech generata dal «virtual cockpit», il quadro strumenti da 10,25 pollici interamente digitale e ampiamente configurabile collocato di fronte al guidatore e affiancato dal display flottante da 8 pollici che svetta al centro della plancia e consente di gestire le funzioni di connettività, infomobilità e navigazione.
Di fronte a questi contenuti raffinati e qualitativi è difficile dare torto a Matthias Rabe, vicepresidente responsabile della Ricerca e Sviluppo, quando afferma che la Tarraco «attacca il segmento premium proponendosi come prima auto della famiglia in sostituzione delle classiche berline». Una missione resa più accessiible dall’ampio ricorso alle risorse disponibili nella sterminata «banca degli organi» del gruppo VW, che si manifesta sia nell’utilizzo del pianale modulare trasversale Mqb – base per tutti i modelli del gruppo nei segmenti portanti del mercato europeo (B, C e D) – sia nella gamma motori composta da quattro unità tutte turbo, due benzina (1.5 da 150 cv con cambio manuale e trazione anteriore, 2.0 da 190 cv con cambio doppia frizione Dsg a 7 rapporti e trazione integrale 4Drive) e il turbodiesel 2.0 Tdi declinato negli stesso livelli di potenza: quello da 190 cv condivide con l’omologo a benzina cambio e 4 ruote motrici, quello da 150 cv offre la scelta fra entrambi i tipi di trasmissione e di trazione.
In un secondo momento, il nuovo Suv della casa spagnola verrà proposto anche in versione Phev, un ibrido plug-in a benzina da 210 cv che promette emissioni medie di CO2 di soli 50 g/km. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino