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GENOVA - Nei cento anni di storia che Suzuki sta festeggiando, ci sono vetture di grande successo, Suv iconici ora all’avanguardia ecologica e motociclette che hanno trionfato anche nel motorsport. Poi c’è la meno nota sezione Marine, che vale poco più del 5% nel business totale, ma che per la Casa di Hamamatsu è una presenza strategica in un settore luxury esclusivo e molto redditivo. Anche in Italia, dove i 50 concessionari specializzati propongono una aggiornata gamma di motori fuoribordo (come il rinnovato DF115 140BG con sistema drive-by-wire).
Al Salone Nautico di Genova, Suzuki ha conquistato la scena per un’innovazione tecnologica figlia della sostenibilità ambientale. È una primizia mondiale battezzata Micro-Plastic Collector, consente di “ripulire il mare” mentre si naviga e sarà sul mercato l’anno prossimo, disponibile per l’intera gamma dei motori fuoribordo di taglia media e grande.
Di cosa si tratta? Lo spiega così Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia: «I motori marini vengono raffreddati con l’acqua del mare che entra ed esce in gran quantità generando volumi importanti, e in cui troviamo residui di ogni genere, specie plastici, che i filtri tradizionali riescono ad escludere lasciandoli in mare. La nostra idea invece è opposta: quei microresidui plastici vengono inghiottiti dal device che li controlla e custodisce, fino a quando il filtro non sarà ripulito. Non è poco, credetemi, se consideriamo quanta acqua entri continuamente nei motori. Più si naviga, più si ripulisce il mare». Il sistema è di facile installazione e prevede un tubo di ritorno e un filtro particolare. «Questo strumento – assicurano i tecnici - non influirebbe sulle prestazioni anche se il filtro si dovesse intasare, poiché il dispositivo utilizza l’acqua in uscita dal motore stesso».
Suzuki Marine è attivamente impegnata sul fronte ambientale da anni. «Per continuare a dare il massimo supporto all’ambiente – prosegue Katawari - abbiamo individuato e applicato comportamenti responsabili per combattere l’inquinamento da plastica».
La Casa giapponese sponsorizza anche i viaggi di Sergio Davì, che collabora con il Cnr per il monitoraggio delle acque e dell’inquinamento. «Andando da Palermo a New York con il mio gommone da 10 metri – racconta – ho fatto 40 prelievi di acqua, scoprendo che l’area più inquinata è nelle isole FarOer, dove correnti sottomarine accumulano quantità enormi di rifiuti plastici».
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Il Gazzettino