MADRID - Lampi di passione, o forse solo ricordi. Ci sono automobili che possono essere entrambe le cose, soprattutto se scelgono di chiamarsi con nomi che evocano emozioni forti....
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La nuova è lunga 4,38 metri e non può passare inosservata: per il suo lungo cofano, per il parabrezza avvolgente, per le due bolle sul tetto che citano le sportive italiane firmate Zagato e – infine – per i fianchi muscolosi come quelli di certe auto da pista degli anni ’70 e la coda che include un corposo spoiler alla fine del portellone. Linee che guardano al passato in modo moderno e che lo sportivo vero vorrebbe vedere accompagnate da un pelo di funzione. Tutti gli sfoghi e le prese d’aria che ne tagliano la pelle infatti non sono altro che una finzione che fa però assaporare una versione da corsa – una GT4 il cui concept è già stato realizzato e potrebbe scendere in pista il prossimo anno – o una stradale ancora più pepata. Ma perché pensare al domani, se la tavola è giù imbandita da un piatto che si annuncia così succulento? Basta scorrere il menu per far venire già l’acquolina: coupé 2 posti, motore 6 cilindri turbo 3 litri a iniezione diretta da 340 cv posizionato dietro all’avantreno, trazione posteriore con differenziale autobloccante (0-100%) e un ripartizione delle masse (meno di 1.500 kg a secco) che, oltre alla perfetta parità tra i due assali e ad un baricentro basso, può contare su un rapporto tra il passo e le carreggiate pari 1,55.
Questo vuol dire che l’auto ha un’impronta a terra quasi… quadrata, capace di garantire una guidabilità decisamente corsaiola. Anche l’abitacolo porta stimmate tedesche, ma con attenzioni maggiori per il guidatore come gli appoggi per le gambe del pilota perfettamente simmetrici e la strumentazione digitale, dalla grafica estremamente chiara. Se la cucina della Supra è stata il Nürburgring, la mensa per farcela gustare è stata il circuito di Jarama dove la Formula 1 ha corso dal 1968 al 1981, il record della pista è ancora in mano ad un certo Gilles Villeneuve (1’16”44 con la Ferrari 312 T4) e – a proposito di Italia e di nomi – le curve sono intitolate a gente come Nuvolari, Varzi, Ascari e Farina, Fangio, Portago… un libro di automobilismo sportivo lungo 3.312 metri, fatto di saliscendi e linee da raccordare in religioso ascolto del 6-in-linea, la cui spinta forte e costante – 500 Nm tra 1.600 e 4.500 giri/min – è scandita da un cambio automatico-sequenziale a 8 rapporti veloce e mai secco. Poi ci sono altre voci, come i 250 km/h di velocità massima (autolimitata) e lo 0-100 km/h chiuso in 4,3 secondi, ma sono numeri che si dimenticano presto quando si è al volante della Supra.
La sportiva giapponese probabilmente farebbe fermare il cronometro prima di molte altre sportive, ma il suo obiettivo sta più in basso della mente trovando invece una strada molto più breve e diretta tra il volante e il cuore di chi lo stringe tra le mani. Un’auto da veri amanti della guida, che ti conduce facilmente fino all’80% del suo potenziale, ma poi chiede perizia per essere saggiata fino in fondo. L’unica ciliegina che manca alla giapponese sono freni dalla risposta sportiva. Parliamo tuttavia di limiti inesplorabili su strada dove invece la nuova Supra, grazie alla grande rigidità della scocca, insieme alla perfetta messa a punto della meccanica e della sospensioni a controllo elettronico, si rivela una GT squisita nel misto, ma anche sicura e moderatamente comoda, con un bagagliaio che, con i suoi 290 litri, basterà a chi può permettersi questo giocattolo da 67.900 euro. Lampi di passione e divertimento inclusi.
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Il Gazzettino