Per la cancellazione del GP del Brasile causa Covid-19, c'è chi vuol far causa a Liberty Media

Il circuito di San Paolo dopo il GP del 2019, invaso pacificamente dal pubblico
Il Brasile, è il secondo Paese al mondo per numero di persone contagiate dal Coronavirus (oltre 2,5 milioni) e secondo per morti dovuti al Covid-19, oltre 90mila. Numeri...

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Il Brasile, è il secondo Paese al mondo per numero di persone contagiate dal Coronavirus (oltre 2,5 milioni) e secondo per morti dovuti al Covid-19, oltre 90mila. Numeri che sono in continuo aumento. Logico dunque, che Liberty Media, proprietaria della F1, abbia deciso di cancellare il Gran Premio del Brasile, originariamente in calendario per il 15 novembre. Non solo, anche il Messico è stato annullato per gli stessi motivi, come il GP degli USA, tra l'altro quello di casa per Liberty Media, e del Canada. Eppure, difronte all'evidenza dei fatti, Tamas Rohonyi, capo promotore della gara sul circuito "Carlos Pace", ha dichiarato di valutare azioni legali contro i padroni della F1. Una strategia in cui potrebbero unirsi i colleghi messicani. "Il contratto può essere annullato solo per cause di forza maggiore, qualcosa al di fuori delle parti coinvolte. Ad esempio la caduta di un aereo sulle auto o trovarsi un metro sott'acqua", ha ironizzato. La mossa di Liberty Media costerà a Interlagos parecchi milioni: "È una notevole perdita economica. Non avevamo ancora iniziato a vendere i biglietti, ma ci sono impegni con gli sponsor, i fornitori e i dipendenti". E Rohonyi ha rivelato che cinque team hanno firmato una lettera per esprimere la propria contrarietà a una trasferta in Brasile nel 2020: "Chiunque l'abbia scritta non conosce le regole del campionato. Chi non voleva venire, non avrebbe dovuto farlo. Non c'è un obbligo". 


Ma il signor Rohony, forse farebbe meglio a puntare il dito contro il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, negazionista della prima ora e che per la mancanza di adeguate soluzioni da offrire alla propria popolazione, ha provocato l'espandersi violento della pandemia. Rohony non ha inoltre capito che nessuna squadra di F1, nessun pilota, è intenzionato a imbarcarsi per il Brasile, destinazione San Paolo, proprio una delle città più colpite dal virus. Qualcuno glielo spiegherà. Non bisogna poi dimenticare che il GP del Brasile era economicamente poco conveniente per la F1, a maggior ragione con un calendario compresso che costringe a fare delle scelte: gli organizzatori non versavano alcuna quota e l'attuale contratto scade proprio a fine 2020. Nel 2021 le cose cambierebbero, con il versamento di una tassa analogamente alle altre piste, ma c'è pure la concorrenza di Rio de Janeiro con il progetto di un nuovo autodromo disegnato da Hermann Tilke, il Rio MotoPark. È ancora da costruire, ma per il 2022 si è già assicurato la MotoGP.


Anche in Canada c'è delusione per la cancellazione del GP, ma in questo caso dito è puntato contro le autorità cittadine che non hanno fornito il proprio sostegno. "Abbiamo lavorato per settimane per allestire un piano, abbiamo consultato tutte le organizzazioni americane ed europee, ma non abbiamo ricevuto alcun supporto locale", ha affermato il responsabile Francois Dumontier all'agenzia La Presse. Con F1 e FIA era stato compilato un protocollo sanitario da 100 pagine che non è stato preso in considerazione. E secondo Dumontier, per la metropoli del Quebec è un'opportunità mancata: "Non ci sono attività in centro, gli hotel sono quasi vuoti. Una gara ad ottobre ci avrebbe riportato all'attenzione". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino