ROMA - Finalmente! È sufficiente questo avverbio per definire il sollievo e il senso di liberazione che traspare dai commenti degli addetti ai lavori e dei diretti...
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A interpretare la soddisfazione delle categorie interessate per un provvedimento definito storico ha pensato Andrea Cardinali, presidente dell’Aniasa, l’Associazione nazionale dell’Industria Autonoleggio e Servizi automobilistici di Confindustria: «È un tema che ci ha visto impegnati per oltre un decennio nell’opera di sensibilizzazione delle Istituzioni sui vantaggi, economici e gestionali, di cui potranno beneficiare le aziende di trasporto delle amministrazioni locali, non più costrette a immobilizzare ingenti somme per l’acquisto dei bus, ma anche a gestire problematiche che esulano totalmente dalla loro mission. Con questa manovra cade anche un divieto che ha non poco contribuito al pesante invecchiamento del parco circolante, visto che l’anzianità media dei bus operativi in Italia è infatti di 12,2 anni, contro una media Ue di 7,6».
L’Associazione confindustriale interpreta la nuova visione legislativa come un passo avanti verso la smart mobility di cui tanto si parla, ma nei cui confronti l’attenzione concreta a livello istituzionale appare latitante. Sperando che si tratti dell’indizio di una nuova sensibilità per queste problematiche, Cardinali auspica che il Governo acceleri su questa strada, rimuovendo «le altre immotivate e anacronistiche chiusure presenti nel Codice della strada» ed estendendo la liberalizzazione ad altri protagonisti cruciali della mobilità quotidiana come i taxi e i mezzi Ncc, piuttosto che al mondo dei veicoli industriali il cui ruolo di “termometro” della salute economica del Paese è fondamentale.
Tornando al tema degli autobus, il relativo mercato appare in fermento come testimoniano i dati diffusi dall’Anfia che nei primi 9 mesi dell’anno registra un aumento del 41,8% degli acquisti del settore, con tassi di crescita particolarmente elevati per quanto riguarda gli autobus specifici interurbani (+214,5%), consistenti nel caso degli autobus urbani (+54,2%) e più contenuti per il comparto dei bus turistici, cresciuto del 9,1% rispetto al corrispondente periodo del 2016. Anno nel quale – e questa volta è l’Unrae a renderne conto con dovizia di dati – gli acquisti di bus di grandi dimensioni erano stati 1.822 in un mercato nel quale i protagonisti principali erano nell’ordine Irisbus, nata nel 1999 come jv tra Iveco e Renault e oggi totalmente Iveco, con il 16,79% di quota, seguita da Mercedes (16,41%), Setra (16,72) e dal brand Iveco (9,11). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino